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Inter: un brodino salutare ma il malato resta grave

Finalmente è finita la lunga striscia di partite contro avversari sulla carta abbordabili. Una serie interminabile di partite da dimenticare, coronate da quella di stasera contro il volonteroso Benevento. Una partita quasi “eccessiva” tenuto conto che l’Inter è riuscita a vincerla con due gol di scarto senza creare uno straccio di palla di gol, meglio, senza quasi mai tirare in porta. Difficile vincerle partite come queste, specie per una squadra in crisi mentale come quella nerazzurra. Più facile beccare l’ennesimo schiaffone, un’altra beffa. Le premesse c’erano tutte dopo l’occasione di Coda ad inizio ripresa ed il mezzo rigore per l’intervento di Ranocchia. Poi però interviene il Fato, gli Dei del calcio, il caso, il culo, chiamatelo come volete, e la partita svolta.

La testa dei nerazzurri è pesante e senza idee in questi mesi, a molti dei ragazzi ultimamente è servita quasi solo per mettere in crisi qualche compagno in difesa. Stasera però la testa è servita, se non per ragionare, almeno per scacciare i fantasmi nella settimana pre derby. In uno strano rigurgito di giustizia, le teste illuminate sono state quelle del giocatore che dall’inizio dell’anno ha sbagliato meno di tutti (Skriniar) e di Ranocchia, colui che negli anni scorsi ha sbagliato forse più di tutti ma che proprio per questo e per la serietà con cui porta sulle spalle il fardello del passato ha ritrovato un grande affetto al suo pubblico. I fischi di San Siro hanno fatto inizialmente da cornice sonora ad una prova sconcertante della squadra e stavolta non si può dire che la reazione dei tifosi sia gratuita o inutilmente polemica. Se li sono meritati tutti e fino all’ultimo quei fischi. I due gol servono a nascondere lo sporco sotto al tappeto, una flebo d’acqua zuccherata per un malato che resta tale.

Un segnale bello comunque c’è stato e deve essere sottolineato. Quel “venite sotto la curva” intonato dalla tifoseria più calda poteva sembrare quasi un canto minaccioso. Si è rivelato invece un gesto di pacificazione tra la squadra e la sua gente. Con quell’applauso finale, anche stasera e nonostante tutto, il popolo nerazzurro ha detto ai suoi ragazzi “ci siamo, siamo con voi, avanti senza tregua”. Alla faccia dei leoni da tastiera che continuano a sproloquiare nella ricerca del tanto peggio tanto meglio. Resta comunque la sensazione che parlare di riscatto dopo la prova di stasera possa avere un senso solo per i tre punti (che non è poco intendiamoci), ma non per altro. Tre punti non importanti ma fondamentali per sopravvivere in questa settimana che  condurrà alla stracittadina e per non far naufragare il sogno di Champions.

Ma ora viene il bello, da domenica si torna ad affrontare squadre di prestigio, di classifica, quelle che inseguono per portarci via il sogno del quarto posto o che ci precedono per sbarrarci ancora la strada. Partite nelle quali gli stimoli non c’è bisogno di andare a cercarli nel profondo dell’animo, vengono a galla da soli. Quelle gare di cui i giocatori dicono di solito che è bello giocarle. Vedremo quanto sarà bello. Per loro e soprattutto per noi tifosi.