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Gian Marco Moratti: discrezione, lavoro, generosità… e anche l’Inter

Indice dei contenuti

1 Moratti, uomo e imprenditore illuminato2 “Gian Marco Moratti: poche parole, petrolio e opere buone”3 Sempre un passo indietro4 L’importanza di San Patrignano5 Il mondo è una famiglia6 Moratti e Berlusconi, i due volti di MilanoMoratti, uomo e imprenditore illuminato

La notizia della scomparsa di Gian Marco Moratti, fratello maggiore di Massimo, ha colpito profondamente tutto l’ambiente nerazzurro. L’Inter è sempre stata nel suo cuore, come in quello di tutta la famiglia Moratti. Era il socio più anziano della società, le prime azioni gli furono regalate dal padre Angelo nel 1948. Per lungo tempo membro del Cda della società nerazzurra, non fece mai mancare il proprio supporto al fratello Massimo quando nel 1995 decise di rilevare l’Inter da Ernesto Pellegrini. Il ricordo più sentito apparso dopo la notizia ci pare quello di Giuseppe Turani sul sito Uomini&Business. Le sue parole ci aiutano per dare il nostro saluto all’imprenditore scomparso ed il segno del nostro affetto alla famiglia Moratti.

“Gian Marco Moratti: poche parole, petrolio e opere buone”

“Gian Marco Moratti era forse l’uomo più silenzioso del mondo, ma era simpatico e, soprattutto, era uno che c’era sempre. Era in sostanza un vero milanese, cosa a cui teneva moltissimo. In città si è spesso discusso se avessero più soldi i Moratti o Berlusconi. E la cosa ovviamente non è mai stata chiarita. Ma Gian Marco lasciava volentieri a Berlusconi la ribalta. Per sé non voleva niente. Gli bastavano il suo lavoro, la famiglia. Ma c’era sempre. In prime nozze sposa la diciottenne Lina Sotis, all’epoca la più bella ragazza della borghesia romana. E hanno due figli (il primo, Angelo, come il nonno) viene subito educato come principe ereditario. Poi, finito questo matrimonio, sposa Letizia Brichetto. Lei ama esporsi più di lui. Diventa sindaco di Milano (e darà il via alle operazioni che porteranno all’Expo), poi presidente della Rai.”

Sempre un passo indietro

“Gian Marco non lo si vede quasi mai. Non ama stare sotto i riflettori, ma è vicino alla moglie, sempre. E è anche vicino al fratello Massimo (idee politiche opposte), quando quest’ultimo decide di rientrare nell’Inter, che era stata quasi un simbolo della famiglia. Lina Sotis ancora ricorda quando, fresca sposa arrivata da Roma, alla domenica era trascinata a San Siro a tifare per l’Inter. La fortuna dei Moratti risale al padre Angelo, un uomo di origini modeste che si è fatto da sé e che è arrivato a possedere la raffineria Saras in Sardegna, una delle più grandi del Mediterraneo. I figli, questo va detto, pur essendo fra i più ricchi della città, non hanno mai ostentato il loro stato. Massimo lo si trovava facilmente nella pizzeria vicino a casa, sua moglie (attivista dei verdi) la si incontrava sempre in giro per il centro in bicicletta. La famiglia di Gian Marco era più discreta.”

L’importanza di San Patrignano

“In pratica era molto difficile incontrarla, preferiva vivere in casa propria (due piani in centro con vista sul Duomo, con piscina e giardino). Negli anni 70 e 80 c’era un piccolo esercito di guardie private a protezione di tutti i rampolli Moratti. Gian Marco, anche se era difficile sentirglielo ammettere, doveva coltivare qualche senso di colpa per tanta ricchezza. E infatti per moltissimi anni ha dedicato moltissimi soldi e il suo tempo libero alla fondazione e alla crescita della comunità di San Patrignano. Ricordo, e all’epoca la cosa mi stupì moltissimo, che quasi tutti i week end, per anni, Gian Marco e famiglia andavano nella comunità a fare lavoro sociale invece di correre a Saint Tropez a ballare. Quando capitava qualche problema (ragazzi in fuga o che stavano male) tutte le risorse della famiglia erano mobilitate per cercare un rimedio.”

Il mondo è una famiglia

“Ma non era questo il solo intervento. In un’altra occasione un chirurgo famoso fu fatto correre in Italia dall’America con un volo speciale per curare una persona cara. Quando dovevano assumere qualche collaboratore, i Moratti gli spiegavano che in cambio di una fedeltà e dedizione assolute, avrebbero pensato loro a ogni problema: scuole dei figli, alloggio, malattie. L’idea di Gian Marco, insomma, era che il mondo è una grande famiglia. Lui, certo, non poteva arrivare ovunque, ma faceva il possibile.
Però era anche un uomo d’affari di qualità. Si occupava di petrolio e del petrolio sapeva tutto. Conosceva tutti i protagonisti di quel mondo, era al corrente di tutte le novità.”

Moratti e Berlusconi, i due volti di Milano

“Per una stagione era anche stato nominato presidente degli industriali chimici e avrebbe, se lo avesse voluto, fare carriera nel mondo confindustriale. Ma non gli interessava proprio. Preferiva tornare a casa sua. In un certo senso si può dire che è stato una delle due facce del milanese di successo: Berlusconi avido di palcoscenico e di trionfi, Gian Marco discretissimo, quasi anonimo.
Non lo si è mai visto in giro, difficilmente la gente lo avrebbe riconosciuto per strada, ma dietro molti eventi c’era la sua mano.”

(Ringraziamo Giuseppe Turani ed il sito U&B per la disponibilità alla pubblicazione)