Indice dei contenuti
1 Inter, quante stelle nei derby del passato2 Ma ci sono anche “gli eroi per caso”2.1 Un raccattapalle nel derby di De Vecchi2.2 Un posto speciale nel cuore dei tifosiInter, quante stelle nei derby del passato
Inter: i derby sono il palcoscenico più prestigioso per far parlare di sé. Le grandi stelle del calcio lo sanno e negli anni hanno illuminato il prato del Meazza con gesta memorabili. Ricordare il pallonetto di Ronaldo, la sassata di Stankovic, le inzuccate di Spillo Altobelli o i colpi di biliardo di Beccalossi riempie il cuore di gioia a distanza di decenni.
E poi Mazzola e la foglia morta di Mariolino Corso nel derby del sorpasso, roba da cultori della materia un po’ più avanti negli anni. E del Principe Milito, vogliamo parlarne? Ciliegina sulla torta la tripletta di Maurito di pochi mesi fa.
Ma ci sono anche “gli eroi per caso”
Ma il derby di Milano non è solo una parata di stelle. Un attimo fortunato, un baleno di talento davanti a quelle muraglie umane può diventare l’occasione per passare da homeless del calcio ad una “gloria” imperitura. La storia più bella di un eroe per caso in un derby nasce nell’aprile del 1986. Berlusconi aveva appena chiuso l’acquisto del Milan. L’Inter era a meno tre dal Milan, la rincorsa al vertice obbligava i nerazzurri a fare sua l’intera posta.
Proprio Mario Corso allenava quella squadra e fino a pochi anni prima allenava la Primavera. Dai giovani nerazzurri aveva portato in panchina un ragazzino smilzo, 19enne, di origine siciliana ma cresciuto a pane e Inter fin dalle elementari. Quel giovanetto aveva un precedente in un derby malinconico per i nerazzurri.
Un raccattapalle nel derby di De Vecchi
Nel marzo del ’79 era ai bordi del campo quando De Vecchi infilò due volte in pochi minuti Ivano Bordon dopo che l’Inter aveva dominato la gara e aspettava di andare a prendere il the caldo con un sonante 2 a 0. De Vecchi con le due rasoiate da lontano sigillò un pomeriggio comunque indimenticabile per tutti, primo fra tutti quel raccattapalle.
Torniamo al 1986. Nella ripresa, con la partita inchiodata sul nulla di fatto, Mariolino si ricordò delle caratteristiche di quel ragazzino che aveva allenato in Primavera. Chiamò Beppe Minaudo e lo mandò in campo, esordiente in serie A, in un derby infuocato. Non ci mise molto tempo il ragazzino a far parlare di sé: 77mo punizione di Fanna, Mandorlini colpisce il palo, lui, Giuseppe Minaudo, il più svelto di tutti per il tap in che lo consegna alla storia dell’Inter. Nel dopo gara, quando Beppino Prisco lo presentò alla stampa, a Minaudo si piegavano le ginocchia dall’emozione.
Un posto speciale nel cuore dei tifosi
Come non capirlo? Non fece una grande carriera nell’Inter, se ne andò presto per altre sponde,Udinese e Atalanta. Questo è il bello del calcio, o meglio del derby, che fa nascere una stella laddove fino a poco prima c’era un ragazzino. Non è mai diventato un top player del pallone Beppe Minaudo, ma resta una star dei derby nerazzurri, con un posto speciale nel cuore dei tifosi.