Spalletti: il caos dopo le dichiarazioni, le ragioni dell’esplosione
Indice dei contenuti
1 Spalletti: la parabola della sua comunicazione2 Arrivano le sconfitte e il mercato2.1 L’ultimo periodo2.2 Spalletti conosce il valore della rosa, e non da ora2.3 Motivare la squadra?2.4 Messaggio alla società?2.5 Incomprensione nella comunicazione?2.6 La risposta prossimamenteSpalletti: la parabola della sua comunicazione
24 ore dopo la gara con il Napoli, l’argomento più caldo insieme ai commenti sul pareggio, sono le parole di Luciano Spalletti. Non poteva essere che così vista la loro portata.Ricordiamone lo stralcio più importante:“il fatto è che noi abbiamo fatto buone partite diverse volte soprattutto contro grandi squadre ma non abbiamo mai avuto qualità di gioco importanti, facendo girare la palla in velocità nello stretto, sotto l’aspetto della qualità tecnica bisogna fare qualcosa di più”. Per cercare di capire occorre ricordare e ricostruire.
Nella prima fase del campionato, quando tutto girava per il meglio, Spalletti recitava ad ogni occasione il suo mantra di soddisfazione. “Orgoglio, capacità di sacrificio, disponibilità ad aiutare il compagno, emozione per quello che i 60 mila di San Siro trasmettono”. Queste erano le sue parole d’ordine, vedendo la squadra motivata, concentrata, cinica. Ricordiamo solo qualche frase di quel periodo. “Ho una squadra che ha qualità e forza” dopo la prima di campionato con la Fiorentina. “Abbiamo giocato da squadra matura” dopo il 2-0 all’Atalanta di metà ottobre, “siamo stati squadra e sempre in equilibrio” dopo il 5-0 al Chievo.
Arrivano le sconfitte e il mercato
Si arriva a dicembre, i risultati iniziano a cambiare. Spalletti fa buon viso a cattiva sorte e continua ad esprimere motivi di fiducia incondizionata. “Il mercato? Ci serve qualcosa per fare quel passettino, quel completamento… Ma siamo e rimaniamo una squadra forte lo stesso” dice dopo la prima sconfitta con l’Udinese. Pit stop. Entra in ballo un elemento forse decisivo, il mercato di gennaio.
Spalletti si aspetta un giocatore in grado di portare freschezza di idee nella ricerca della profondità per Icardi, un centrocampista di esperienza e “illuminante”. Ramires e Pastore tengono banco fino a metà gennaio e oltre. Quando ci si rende conto delle difficoltà economiche per arrivare ai due, soprattutto a Pastore che sembrava essere la prima scelta di Spalletti, il mercato gira su un affare low cost. Arriva Rafinha, ancora convalescente, da lungo tempo assente dai campi, un punto interrogativo e non la certezza che Spalletti reclamava. Insomma un brutto colpo per il mister.
L’ultimo periodo
Anche in relazione a ciò, i passi falsi successivi della squadra segnano l’inversione dello Spalletti pensiero. Soprattutto nella disfatta di Genova con i rossoblu (18 febbraio) quando arriva un altro punto importante della ricostruzione. In quella occasione, prima e dopo la gara Spalletti si esprimeva cosi “Bisogna credere nelle potenzialità della squadra… In settimana si è parlato di rifondazione, e siamo a febbraio… A me questa cosa qui non sta bene. Questi discorsi incidono anche sulla testa dei giocatori, che spetta a me proteggere. Ai miei dirigenti ho chiesto proprio questo, aiuto e protezione dei nostri giocatori“.
Il cerchio si chiude con le parole di ieri sera.
In sei mesi si passa dalla gioia di allenare questa squadra, al “bisogna credere nelle potenzialità” anche in un momento difficile fino all’asserzione che la squadra non ha mai avuto qualità di gioco importanti. Che la squadra abbia rivoluzionato il suo rendimento in questi mesi è evidente. Non altrettanto chiaro è l’evoluzione del pensiero spallettiano.
Spalletti conosce il valore della rosa, e non da ora
L’analisi di questo turbinio di sensazioni messe in pubblico di volta in volta non può che partire da un dato. Spalletti è allenatore di grande esperienza, che conosce bene le caratteristiche tecniche e psicologiche dei suoi uomini. Il reale valore tecnico della sua squadra non lo ha scoperto di certo in queste settimane, lo ha ben chiaro fin dal ritiro di Riscone di Brunico.
Non sono valori da primato, questo è chiaro, ma neanche da disprezzare se l’ottica è il quarto posto come detto fin da inizio stagione.Dunque perché il giudizio del mister sulla squadra subisce una metamorfosi così profonda? E soprattutto perché Spalletti mette tutto nei microfoni di stampa e TV ieri sera?
Motivare la squadra?
Ipotesi 1: lo fa per stuzzicare l’orgoglio dei giocatori. E’ possibile, ma un fine psicologo come lui deve mettere in conto una reazione del tutto negativa a quelle sue parole sulla mancanza di qualità. Lo spogliatoio è ambiente difficile, che si regge su equilibri delicatissimi da preservare in ogni modo. La responsabilità principale è del tecnico, supportato per quanto di competenza dalla società. Sentir parlaìare dal proprio tecnico e per di più in pubblico, di “scarse qualità” potrebbe offrire il destro alla squadra per ripetere l’ “abbiamo mollato” di dodici mesi fa dopo la gara con il Torino.
Messaggio alla società?
Ipotesi 2: Spalletti da lucido calcolatore, manda un messaggio alla società. L’avvertimento potrebbe essere chiaro: io avevo chiesto certi giocatori, questi non sono arrivati, la responsabilità dell’eventuale fallimento della rincorsa al quarto posto non è mia, o almeno non solo mia. E’ forse l’ipotesi più verosimile. Ma resta sconcertante che l’sms parta dopo la migliore prestazione della squadra negli ultimi mesi, anche considerando la qualità dell’avversario.
Prestazioni ben peggiori tipo quella di Genova o con il Benevento potevano offrire occasioni assai più ghiotte per manifestare tutto il suo disappunto. Se questa ipotesi fosse vera, due sono i possibili sviluppi. Il primo quello di una società già pronta a riversare su Spalletti le responsabilità del fallimento a fine anno. Il secondo quello di una totale fiducia al mister e dunque, una volta affievoliti gli effetti del FFP, un mercato estivo all’altezza delle sue aspettative.
Incomprensione nella comunicazione?
Ipotesi 3: Spalletti ha commesso un banale errore di comunicazione. Magari voleva solo affermare che l’Inter soffre troppo nella fase di costruzione. Pare l’ipotesi meno credibile considerando l’esperienza del mister di Certaldo, la sua capacità di reggere il confronto con la stampa temprata da mille battaglie, per ultime le polemiche romane tottiane dello scorso anno. Le sue parole fino ad oggi sono sempre state pensate, pesate proprio per avere comunque un feedback dal suo interlocutore, società , squadra o opinione pubblica che fosse.
La risposta prossimamente
Difficile dare adesso l’ interpretazione autentica delle affermazioni del mister, valutare quale delle tre ipotesi sia quella corretta o se ve ne siano altre ancor più plausibili. Solo gli sviluppi dei prossimi giorni permetteranno di capire qualcosa di più. Certo è che nell’ottica dell’unità di intenti necessaria per inseguire la qualificazione in Champions di tutto c’era bisogno fuorchè di questo polverone mediatico.