FIGC, la Federazione compie 120 anni: riviviamo insieme il Mondiale del 2006
Indice dei contenuti
1 FIGC, la Federazione festeggia 120 anni2 Estate tormentata3 Inizia il Mondiale4 La fase a eliminazione diretta5 La leggendaria semifinale contro la Germania6 La finale e la testata di Zidane7 I rigori e la gioiaFIGC, la Federazione festeggia 120 anni
La FIGC, gloriosa Federazione del calcio italiano, compie 120 anni. Per festeggiare questo compleanno, diversi quotidiani sportivi in edicola oggi, hanno dedicato alla Federazione ampio spazio. Si è parlato soprattutto dei trionfi, quelli mondiali di Vittorio Pozzo nel 1934 e nel 1938, il titolo europeo del 1968 degli azzurri capitanati da Giacinto Facchetti, il “mundial” del 1982 di Bearzot e Paolo Rossi, fino ad arrivare al Mondiale di Germania 2006.
Ed è proprio di questo trionfo azzurro che parleremo, perche la finale di Berlino ha regalato una gioia immensa soprattutto a una generazione, quella dei nati a cavallo degli anni ’80 e ’90.
Estate tormentata
La FIGC nel 2006 dovette affrontare un’estate davvero tormentata. Il tutto per via di Calciopoli, lo scandalo del pallone italiano che ebbe come protagonista principale la Juventus della “Triade” Moggi, Giraudo e Bettega. Dentro lo scandalo ci furono anche il Milan, la Lazio, la Fiorentina, la Reggina e l’Arezzo, tutte più o meno penalizzate dalla giustizia sportiva.
Inevitabile, considerando che la maggior parte dei Nazionali italiani militava nella Juventus e nel Milan, che ci fossero delle complicazioni, almeno dal punto di vista della serenità e della tranquillità. Ma non fu esattamente così.
Inizia il Mondiale
Mentre in Italia imperversava lo scandalo di Calciopoli, la FIGC era intenta a organizzare la trasferta in Germania della truppa azzurra. Il trasferimento in terra germanica giovò non poco agli azzurri. Il fatto di trovarsi a migliaia di chilometri di distanza dalle polemiche italiane, con il mondo del web e dei social non ancora esploso come oggi, permise ai calciatori italiani di rimanere al riparo dal polverone calciopoliano.
Infine arrivò l’esordio contro il Ghana. La compagine africana, tutta muscoli e dinamismo, rappresentava uno spauracchio piuttosto grande per una Nazionale scossa dagli scandali di quei giorni. Invece grazie al tiro dalla distanza di Pirlo e al gol in contropiede di Iaquinta, la pratica africana fu archiviata senza troppi patemi.
La fase a eliminazione diretta
L’Italia passò piuttosto agilmente il girone, nonostante il pareggio contro gli Stati Uniti fece tremare non poco i cuori azzurri. La vittoria contro la Repubblica Ceca di Pavel Nedved, altro calciatore scosso da Calciopoli, grazie alle reti del nerazzurro Materazzi e del milanista Pippo Inzaghi, regalò la qualificazione agli azzurri e la gioia alla FIGC.
Arrivarono gli ottavi, contro una squadra che rappresentava un mondo lontano e affascinante: l’Australia. La partità si complicò parecchio per gli azzurri, complice l’espulsione di Materazzi. Gli uomini di Lippi però non si persero d’animo e riuscirono ad avere la meglio sui “canguri” grazie a un rigore procurato dal neointerista Fabio Grosso. Fu Francesco Totti a concretizzarlo, facendo esplodere di gioia milioni di italiani in quel torrido pomeriggio di giugno. Ai quarti fu la volta dell’Ucraina di Andriy Shevchenko, la quale venne spazzata via agilmente dagli azzurri, grazie alle reti di Zambrotta e alla doppietta di Luca Toni, sbloccatosi ai quarti come Paolo Rossi nell’82.
La leggendaria semifinale contro la Germania
Quando Italia e Germania si affrontano, non è mai una partita banale. Figuratevi quando si affrontano in una semifinale del Mondiale. Per di più in casa dei tedeschi. Quella fu una autentica impresa degli azzurri guidati da Marcello Lippi, l’uomo del destino scelto dalla FIGC per quella avventura Mondiale.
Ma andiamo con ordine. Non furono giorni semplici quelli per gli azzurri, scossi oltre che da Calciopoli che continuava a mietere vittime, anche dal tentato suicidio del loro ex compagno Gianluca Pessotto. Una serie di eventi orribili, che però servirono a cementificare un gruppo che di lì a poco si sarebbe consegnato alla leggenda. Quella partita con la Germania fu una vera e propria battaglia, combattuta nel nome del calcio italiano e di Gianluca. I 90 minuti non furono sufficienti, servirono i supplementari. Ed è lì che si compì la magia: su un calcio d’angolo a pochi istanti dalla fine del secondo tempo supplementare, un’invenzione di Pirlo permire a Grosso disegnare una parabola trascendentale che si insaccò alle spalle di Lehmann. Poi arrivò anche il gol di Del Piero a certificare il trionfo. L’Italia era in finale dopo 12 anni.
La finale e la testata di Zidane
L’Italia uscì dalla semifinale contro la Germania stanca e malconcia, perché i tedeschi menavano parecchio. Ma quando hai l’opportunità di entrare nella leggenda, riesci a trovare energie che in altre occasioni non troveresti. L’avversario era la Francia di Zinedine Zidane, giunto alla fine della sua carriera. E quale miglior modo di far cantare il cigno per l’ultima volta se non in un Mondiale in finale contro gli acerrimi nemici? Il destino però aveva altri piani.
La Francia per l’Italia rappresentava il pericolo maggiore. Loro ci avevano buttati fuori dal Mondiale del 1998, ci avevano sconfitti in finale ad Euro 2000, insomma erano la nostra bestia nera. Oggi però si può dire che quei precedenti servirono da stimolo ulteriore per i ragazzi di Lippi. La partita non fu un granchè, anzi, furono i francesi ad andare vicino al gol più volte. E ci riuscirono su un calcio di rigore che fu trasformato da Zidane, complice una beffarda deviazione della traversa. Ci pensò subito Materazzi a rimettere in parità la partita, salendo in cielo, baciando la sua cara mamma scomparsa qualche tempo prima, e insaccando la palla alle spalle di Barthez. I francesi però continuarono ad attaccare. Purtroppo per loro si trovarono davanti il Buffon più forte di sempre e segnargli era praticamente impossibile, se non appunto dal dischetto.
I 90 minuti si conclusero sull’1-1. E così anche i supplementari dove accadde una cosa assurda: Zidane, punzecchiato da Materazzi, lo colpì con una violenta testata. Helizondo non potè fare altro che espellerlo. Il canto di questo maestoso cigno fu violentemente strozzato. Una fine indecorsa per un meraviglioso calciatore, non nuovo per la verità a episodi di questo genere. Comunque, fu tempo dei calci di rigore.
I rigori e la gioia
I rigori all’Italia non hanno mai portato fortuna. Erano ancora fresche e bruciavano ancora le sconfitte contro il Brasile nel ’94, in finale mondiale, contro i francesi ai mondiali del ’98. Ma quella volta la magia era nell’aria. Si percepiva che le cose sarebbero andate diversamente. E infatti lo juventino Trezeguet scaraventò il proprio rigore contro la traversa, e questa volta la carambola si rivelò beffarda per i francesi: fuori.
I francesi e gli italiani continuarono a segnare, finoa a quando non venne il turno di Grosso. L’uomo dell’ultimo minuto contro Australia e Germania, fu chiamato a calciare l’ultimo rigore della serie azzurra. Gol. L’Italia era Campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia.
Ognuno di noi ricorda con chi era e dove si trovava quella sera. Una sera ricca di lacrime, abbracci, sogni, speranze. Speranze definitivamente distrutte oggi, nel 2018, anno in cui per la terza volta nella sua storia l’Italia non sarà ai Mondiali. La FIGC deve fare qualcosa, perchè in soli dodici anni si è passati dalle lacrime di gioia, alle lacrime amare di rabbia e delusione. Lacrime che un popolo che vive per il calcio non si merita.