Indice dei contenuti
1 Recoba, croce e delizia dei nerazzurri2 Il suo sinistro dipingeva opere d’arte2.1 Il legame con Moratti2.2 Come la GiocondaRecoba, croce e delizia dei nerazzurri
“Vorrei ma non posso” o forse meglio “vorrei ma non voglio…”. Così si può raffigurare il Chino Recoba.
Una montagna di talento, un vertice inarrivabile di qualità concentrata nel suo piede sinistro cui non è mai corrisposta in eguale misura la voglia di primeggiare. Se la sua volontà fosse stata pari alla sua qualità oggi l’Olimpo del calcio avrebbe un protagonista in più, insieme agli inarrivabili.
Invece Alvaro Recoba è stato per gli interisti come una delle tante storie d’amore, che iniziano con una infatuazione che fa sballare il testosterone per poi proseguire in una litania di “te la do, no, non te la do, forse te la do domani…” . La ragione indicherebbe un sonoro vaffa per mettere fine a questo tira e molla. Ma quando l’amore a prima vista è stato così forte ed entusiasmante non c’è delusione che tenga.
Il suo sinistro dipingeva opere d’arte
Come dice la pubblicità, l’attesa del piacere è forse ancor più bella del piacere stesso. Questo è stato Recoba per gli interisti negli anni in cui ha calcato il prato di San Siro. Una promessa mai pienamente rispettata, sempre rimandata al domani. Quanti domani hanno atteso Moratti ed i tifosi nerazzurri, nessun altro avrebbe avuto tanto tempo a disposizione.
Recoba non era solo meravigliosamente indolente e talentuoso. Era anche cinico e calcolatore, forse senza neanche saperlo. Quando percepiva il rantolo di San Siro, segnale che la pazienza stava per finire, magari non quella domenica ma quella successiva disegnava un’opera d’arte delle sue.
Che fosse il gol da 50 metri, la punizione a giro a spengersi nel sette della porta avversaria, oppure la rasoiata del 3 a 2 con la Samp, non faceva differenza. Quando era il momento, il Chino guardava nella cassetta degli attrezzi e tirava fuori una magia che inchiodava la gente, quasi a rimproverare tutti “non si discute un talento come il mio, ecco qua, contenti ora?”
Il legame con Moratti
Bastava questo, e Recoba tornava Recoba, tornava ad essere uno dei motivi principali per cui la gente andava a San Siro, nella speranza che gli Dei del calcio gli mettessero nel sinistro e nella testa un capolavoro ogni domenica. Giulio Peroni sul Sole 24 Ore ha scritto che “Recoba è forse stata l’espressione più alta del morattismo, della spasmodica ricerca della follia in un football che in quei giorni cominciava ad essere più muscoli che cuore, più forza che arte.”
Niente di più vero. Il binomio Moratti Recoba di quegli anni rompe ogni schema di programmazione aziendalistica nel mondo del calcio. Già a Moratti si imputava una gestione più familistica che manageriale dell’Inter, ma con Recoba si tocca il punto più alto. Massimo Moratti capì i limiti di quel ragazzo, ma non si arrese mai, fino a farne il giocatore più pagato del calcio italiano .
Come la Gioconda
“Lo considerava un’opera d’arte, una Gioconda del ventesimo secolo da amare nonostante le sue imperfezioni, alla faccia di tutti i suoi denigratori… Nell’ordine naturale delle cose si può anche ipotizzare che Massimo Moratti abbia visto in Recoba un se stesso giovane, poco propenso al rispetto delle regole, attratto dal suo talento, dalla sua capacità di inseguire i sogni.” Recoba, giocatore dai mille difetti ma con un pregio enorme: sapeva far sognare la gente nerazzurra. Uno come lui manca da morire all’Inter di oggi. Auguri Chino.