Indice dei contenuti
1 L’Inter passeggia a Marassi2 Il campo non basta a spiegare2.1 Oggi un’altra mentalità2.2 I meriti di SpallettiL’Inter passeggia a Marassi
L’Inter venti giorni fa era una squadra a pezzi. Una settimana fa ha dato filo da torcere al Napoli delle meraviglie, oggi ha giocato una partita stratosferica. Prendiamo per buone tutte le ragioni tecnico tattiche che da qui ai prossimi giorni sentiremo dagli scienziati del pallone con o senza giacca. Ci pare di sentirle:
1) Spalletti ha trovato la quadra a centrocampo con Gagliardini e Brozovic al posto di Borja Valero e Vecino: vero. 2) Rafinha ha le qualità giuste, è guarito, è cresciuto, ha preso confidenza con la squadra e con i movimenti chiesti dal mister; vero anche questo. 3) Perisic non poteva continuare a mandare in campo il cugino croato, d’accordo anche su questo. 4) Cancelo si sta rivelando uno dei migliori terzini d’Europa per qualità e quantità, come negarlo? 5) Icardi è stato fuori un mese e passa, uno come lui non si sostituisce facilmente; giustissimo.
Il campo non basta a spiegare
Tanta roba, differenze evidenti se prendiamo l’Inter vista ad esempio a Marassi con il Genoa o in casa con il Benevento. Ciò detto, a nostro avviso queste considerazioni puramente “di campo” non bastano a spiegare la diversità tra quei giocatori che dell’Inter avevano solo la maglia di un mese fa e quelli di oggi.
Soprattutto per una ulteriore evidenza: un mese fa l’Inter non correva, non aggrediva, non spendeva una stilla di sudore per recuperare una palla vagante, spregiava in maniera indegna passaggi banali da cinque metri. Ognuno pensava al proprio compitino, cercando di sbagliare il meno possibile. Tutti indistintamente, Skriniar escluso.
Oggi un’altra mentalità
Oggi si è vista un’Inter che niente aveva a che spartire con quella, che ha pressato altissimo, ha recuperato valanghe di palloni in ogni zona del campo, ha sbagliato misura dei passaggi in pochissime occasioni. Eppure 8 undicesimi erano gli stessi.
Qualcuno potrebbe dire che la Samp si è scansata, secondo un trend assai di moda nella serie A da qualche tempo a questa parte. A noi non sembra. Gli uomini di Giampaolo sono scesi in campo convinti di imporre il loro gioco come hanno sempre fatto a Marassi. Si sono trovati fin dall’inizio travolti da uno tsunami composto da un mix di lucido agonismo e velocità di impostazione con pochissimi errori.
E allora, per cercare di capire, occorre andare a frugare nei meandri della psiche degli uomini.
I meriti di Spalletti
Cosa è successo di così rilevante per cambiare le cose in termini così impressionanti? Da un mese a questa parte l’unico evento che, insieme ai fatti di campo sopracitati, può aver fatto “svoltare” la situazione sono le parole feroci di Spalletti sulle “qualità”.
Con quelle parole/accuse il mister ha toccato le corde più sensibili di gente che si è sentita ferita nel proprio orgoglio. Magari, e non lo sapremo mai, è riuscito pure a costringere la società a prendere una posizione forte con ciascuno dei singoli, nel chiuso dello spogliatoio e senza che una mosca sia volata fuori da quelle mura, sui social o con le indiscrezioni che qualche talpa era solito far uscire.
Se così fosse, ed altre spiegazioni non sono altrettanto motivate, ancora una volta chapeaux mister Spalletti.
A meno che non si tratti di fuoco di paglia, ma non vogliamo crederci. Ora si aspettano solo conferme, perché le parole di Spalletti hanno tolto ogni alibi. A tutti, in campo ed in Corso Vittorio Emanuele.