Home » Una Manica ampia come un Oceano

Gli avvenimenti di questa mattina ci allontanano sempre più dalla civiltà, senza una Manica da cui tirare fuori un asso

La notizia di questa mattina è aberrante. Il murales che l’Inter ha fatto realizzare per celebrare i 110 anni di storia è stato sfregiato nella notte. Una lezione di civiltà è imperativa, il professore? Il meraviglioso mondo al di là della Manica.

Svegliarsi al mattino e scoprire, come prima cosa, che il murales dell’Inter è stato sfregiato non può suscitare altro che pena nei confronti degli autori di questo gesto. Nello spazio di nemmeno 24 ore ci sono stati due avvenimenti che, tanto per cambiare, hanno gettato le ennesime ombre sul calcio nel nostro Paese.

Prima il lancio di sassi da parte di tifosi della Fiorentina, chissà cosa penserà da oltre l’azzurro del cielo capitan Astori, verso i giocatori dell’Empoli al torneo di Viareggio, poi un reato commesso in nome del “tifo”.

Righe rosse disegnate sui volti dei protagonisti, tranne su quello di Diego Milito: neanche questa volta sono riusciti a “prenderlo”. Ironicamente l’uomo che ha regalato l’unico Triplete del calcio italiano non è stato scalfito, a dimostrazione che i vandali non sono e non saranno mai alla sua altezza. Come se non bastasse, un chiarissimo “Inter Merda” scritto sotto il murales come se per contratto tutti gli inquilini dell’isolato fossero nerazzurri.

La lezione da imparare

Quando si agisce in questo modo spinti dalla passione sportiva c’è un problema di base. Sport e odio non dovrebbero essere nemmeno nella stessa frase, eppure sempre più spesso è così. Ogni post su un social network diventa il campo di battaglia dove iniziare a scaricare proiettili a non finire, finchè il nemico non sarà a terra. La prima lezione ce la regala proprio Winston Churchill: “Gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio, e perdono le partite di calcio come fossero guerre”.

“Eh ma gli Hooligans“. La parentesi più nera del football all’ombra della Regina. Ma dalla Manica è stato estratto un proverbiale asso con la riforma dello sport di Margaret Thatcher, la Lady di Ferro. Da quel momento gli stadi inglesi sono diventati dei teatri sia per pubblico che spettacolo in campo, pagando il prodotto Premier League al prezzo di una prima al teatro La Scala, mentre noi continuiamo ad avere un prodotto venduto a prezzi di discount (citazione Mattia Feltri).

Andate a chiedere ad un qualsiasi tifoso del Manchester City, del Liverpool, dell’Arsenal, del Chelsea se avesse per caso idea di scrivere “United sucks” sotto a questo.

Dall’altra parte dell’Oceano

Se, però, non bastasse l’esempio del Regno Unito cambiamo continente. In Sud America il fùtbol è più che passione, è religione. Vittoria o sconfitta, vita o morte, eroe o dimenticato. Anche in Sud America, però, abbiamo di che imparare.

Andate a chiedere ad un tifoso del River Plate se per caso pensasse di scrivere “Chupa Boca” qui sotto. Tutti vi risponderanno: Certo che no.

Il calcio italiano oramai è indietro anni luce. Non solo perché non ci siamo qualificati al Mondiale, ma perché non abbiamo più coltivato una cultura sportiva. O forse non ce l’abbiamo mai avuta.