Addio dopo appena un anno?
Quando Walter Sabatini è arrivato all’Inter, circa un anno fa, mi sono sentito come uno studente al suo ultimo esame all’università: il traguardo per spiccare il volo mi pareva, cioè, davvero a un passo. D’altronde Sabatini è stato lo scopritore di Sandro Nesta, il più forte difensore di tutti i tempi; è stato quello di Edinson Cavani, che in Italia segnava a ritmi allucinanti; senza dimenticare che anche il gioiello Paulo Dybala (che, sì, invidio profondamente alla Juventus) è sempre opera sua. Insomma: dopo anni di M’Vila, Kuzmanovic, Alvarez, Schelotto e Pereira, finalmente, mi immaginavo la società nuovamente operativa, complice anche la forza economica di Suning, su giocatori veramente da Inter.
Quando quest’oggi ho aperto il sito della Gazzetta dello Sport, e ho letto la notizia del suo possibile addio, mi sono sentito tradito. Sì, tradito: come quando si viene ‘cornificati’ dalla ragazza a cui si è dato tutto. Mi sono sentito, per la prima volta, illuso dal progetto Suning. Ho sempre difeso a spada tratta l’operato dei cinesi, che hanno acquistato un Inter in difficoltà economica e, passo dopo passo, stavano cercando di riportarla ai fasti del 2010. Perché, come scrissi un anno fa, il primo grande colpo di Suning è stato proprio Walter Sabatini.
Immaginare il mercato dell’Inter in mani altrui…
Immaginare il mercato dell’Inter in mani di altri – ad esempio di chi ha prolungato, negli anni, i contratti ai D’Ambrosio (“Dopo Torino abbiamo mollato”, giusto perché io non dimentico, caro Danilo) – mi ha provocato brividi di paura. Perché si possono avere tutti i soldi del mondo, ma se poi vengono investiti in giovani brasiliani o talentuosi portoghesi di dubbio impatto sul calcio italiano, beh, non usciremo mai da questo pantano.
Walter, ripensaci. Vincere con l’Inter è più bello.
Walter, ritira quelle presunte dimissioni. Perché avrà ragione, come ha ragione, il mio collega Mario Spolverini quando dice “Il calcio non è un microonde”, ma ha ragione anche il tifoso interista che non perde mai la speranza. E tu, Walter, sei l’ultima speranza…