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(GdS) Suning, la strategia cinese per mandare via Sabatini

Suning, la strategia per cacciare Sabatini

Suning con Walter Sabatini non si è comportata in maniera eccelsa. L’ha assunto per portare il suo impero calcistico (Inter e Jiangsu) sul tetto dei rispettivi continenti, e poi non lo ha mai messo nelle condizioni di poter lavorare. Inoltre, i rapporti sempre freddi e la poca fiducia nei suoi confronti hanno determinato non poco a logorare il rapporto.

Proprio su questo aspetto pone la sua attenzione la Gazzetta dello Sport in edicola oggi: “La «lunga freddezza» cinese potrebbe oggi anche essere letta come una tattica ben studiata per logorare lentamente ma definitivamente un rapporto nel quale più nessuno credeva nei piani alti del colosso cinese. E un simile atteggiamento sarebbe figlio, fra le altre cose, dei risultati sul campo, sia dell’Inter sia dello Jiangsu”.

Una sorta di “strategia” adottata dall’azienda di Nanchino per sfinire Sabatini e costringerlo a battere in ritirata. Che poi è inevitabilmente sfociata nella poca libertà sul mercato e sulla poca fiducia nei suoi confronti. I risultati sportivi però, soprattutto dello Jiangsu, non lo hanno certo aiutato.

I risultati di Jiangsu e Inter

Suning prima di “spingere” Sabatini alle dimissioni ha voluto constatare effettivamente cosa il dirigente italiano avesse fatto di buono come coordinatore della divisione sportiva dell’azienda cinese. Come detto precedentemente, i risultati, soprattutto dello Jiangsu, non lo hanno certo aiutato.

Vediamo perché, come spiega la Gazzetta dello Sport: “Partiamo dal club di Nanchino, affidato a Capello lo scorso giugno: contratto fino a dicembre 2018, circa 8 milioni a stagione. Don Fabio, chiamato in corsa, centrò l’obiettivo portando la squadra alla salvezza. Male invece nelle coppe. Una vittoria e due sconfitte nelle prime tre giornate dell’attuale Chinese Super League. Risultati evidentemente ritenuti inadeguati rispetto all’investimento fatto per uno staff tecnico scelto appunto da Sabatini. L’inizio del 2018 è obiettivamente deludente, ma gli alibi non mancano: mercato in entrata anonimo (austerity anche qui), ceduta la «stella» Roger Martinez, mai a disposizione finora Boakye e Ramires, i due più importanti stranieri in rosa”.

Aspettative deluse anche per l’Inter: “Dal canto suo, l’Inter sta faticando non poco a «blindare» il quarto posto, obiettivo che Zhang ha posto come obbligatorio a inizio stagione. E al di là di un mercato più o meno a «ostacoli», i cinesi si aspettavano probabilmente di più anche con il budget messo a disposizione la scorsa estate. Bonus compresi, Vecino e Dalbert sono complessivamente costati più di 50 milioni in cartellini: sovrastimati, certo, operazioni però concluse prima del «blocco governativo». A pesare ancora oggi come macigni ci sono in verità le operazioni JoaoMario e Gabigol, e qui Sabatini e parte dell’anima italiana del club c’entrano poco”.