Juventus: Crippa parole feroci su Buffon
(Juventus Buffon) In un lungo editoriale pubblicato su “Il Foglio” il Vice Direttore Maurizio Crippa fa un’analisi spietata di Buffon come personaggio pubblico. Ne riportiamo alcuni stralci: “…Ha sbroccato, può capitare al calciatore. Però quando si va per i quaranta un personaggio pubblico, “l’esempio per i giovani” di tutta la retorica da sciacquone del giornalismo nazionale, farebbe meglio a evitare.”
“Il rigore, c’era o non c’era. È da mercoledì notte che rimbalza su ogni social e ogni chat di WhastApp il sardonico sfottò: “L’unica cosa storta di una sera perfetta è che il rigore purtroppo c’era”. Ma questo è il tifo, fa bene al cuore e male alla coscienza. Ed è, come ognun sa, lo specchio di tante ingiustizie arbitrali subite: dagli altri. Il motivo per cui a milioni la odiano, la Giuve. Questo Real Madrid di Torino.”
Le parole di Buffon
L’autore passa poi a descrivere le frasi incriminate del dopo gara del portierone bianconero. L’arbitro che spezza i sogni della Juventus ed i suoi, all’ultima occasione per vincere quella Coppa tanto desiderata e mai arrivata. Il bidone dell’immondizia al posto del cuore, le offese, le patatine da mangiare in tribuna con la Coca Cola.
“Ecco, il Gigi Buffon calciatore che ha sbroccato è il calciatore che si era autocondannato alla Fornero dello sport, finché la Champions non si fosse vinta. È anche umano. Invece è il personaggio pubblico, il punto. Perché lo stesso Buffon che nella sua lunga carriera ha collezionato brocardi superomisti da osteria: “Polemiche arbitrali? Alibi di chi non vince mai”. E che nel giorno del gol di Muntari, quello che era dentro di un metro, disse, dopo la doccia: “Non me ne sono reso conto, e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all’arbitro”.
Lacrime e morali
“Perché Buffon ha sempre mescolato a giorni alterni il cinismo di quello che sa cos’è il calcio professionistico e il piagnisteo di quello che, quando serve, tira fuori dalle sacche lacrimali i Valori dello Sport. E anche quella cosa di piangere, del resto. Dall’Olimpico Don Andrés Iniesta è uscito in lacrime dalla storia del calcio. Standing ovation. Lui perde a Cardiff, piange. Fallisce i Mondiali, ripiange. Le standing ovation si meritano una sola volta, nella vita.”
“Il problema non è che ha dato di matto, ma che dando di matto ha tirato fuori il peggio di sé, di una concezione a doppio fondo del calcio che ha sempre coltivato, con allenamenti maniacali. Finché va bene a me, ficcatevi le regole su per il naso. Se invece va male, ah il Fato, ah quelle forze del destino. Tutta la vita, la sua è stata la doppia morale dei moralisti d’accatto. Ma i moralisti hanno sempre un lato grottesco… Dire che l’arbitro non può rovinare un sogno, si finisce per sembrare Veltroni (che è gobbo, appunto)… Con le sue lacrime da coccodrillo, Gigi Buffon esce dal calcio per quello che è: il Casaleggio del calcio. Uno per cui valgono le regole e la forca, ma solo finché colpiscono gli avversari. Solo che stavolta era rigore”.
Fonte Il Foglio