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L’ultimo, straziante, canto del cigno

Buffon, finisce la sua carriera europea

Gianlugi Buffon ha giocato ieri, mercoledì, quasi sicuramente, la sua ultima partita in Champions League. Finisce così la sua carriera europea in bianconero senza mai aver vinto un trofeo. Nemmeno quando la finale, in quel caso era l’Europa League, si giocava a Torino.

Nel 2014, i quarti di finale contro il Benfica finirono 2-1 al Da Luz e 0-0 allo Stadium. Juve eliminata e sogno di alzare la lunga coppa davanti al proprio pubblico accantonato. Qualcuno sostiene, con buone ragioni, che quella partita si stia ancora giocando.

Un brutto addio

Buffon, mercoledì, in occasione del rigore assegnato da Michael Oliver al Real Madrid, ha perso le staffe: parole durissime nei confronti dell’arbitro inglese. Frasi che, inevitabilmente, hanno costretto Oliver a espellere il portiere bianconero. Il rigore assegnato per fallo su Lucas Vazquez di Benatia si poteva tranquillamente fischiare. Il difensore marocchino è andato addosso a Vazquez e lo ha spinto da dietro. Infine ha ciccato la palla colpendo l’attaccante madridista sullo stomaco. In ogni caso… Invece di prendersela con i suoi centrali, colpevoli di aver lasciato solo Cristiano Ronaldo al 93′ di andare in cielo a sfornare un assist incredibile, l’oggetto di sfogo è diventato il fischietto inglese.

E che colpa ha avuto il signor Oliver? I rigori, se un fischietto li “definisce” tali, si assegnano in ogni secondo della partita. Si chiama coraggio nel fare il proprio lavoro, si chiama libertà di scegliere. Buffon, a inizio anno, parlava di “Var che rovina la percezione del campo”. Ecco. Per il fischietto inglese quello era calcio di rigore.

Il post partita

Buffon si è “lasciato un po troppo andare”. Ha invocato giustizia, ha detto che l’arbitro ha «un bidone dell’immondizia al posto del cuore», che non era in grado di arbitrare una partita così e che quindi doveva «stare in tribuna, con la moglie, a mangiare le patatine». Parole pesanti nei confronti di un arbitro che ha semplicemente fatto il suo lavoro.
Le parole più assurde, Buffon, le ha dette dopo, quando si è appellato alla sensibilità dell’arbitro, e ha affermato che un rigore così, dopo una rimonta leggendaria, non si poteva dare.

Si è appellato alla sensibilità dell’arbitro, che in Italia qualcuno chiama “sudditanza psicologica”. Quindi, alla fine, c’è stato molto trambusto per nulla: un rigore assegnato, che per qualcuno è dubbio, per altri netto. In ogni caso, Buffon poteva trovare un modo migliore per salutare la massima competizione europea. In questo è legato a doppio filo con Zinedine Zidane, oggi allenatore dei blancos, “ieri” stella della Francia che affrontava l’Italia nella finale mondiale del 2006. Entrambi hanno chiuso una carriera da ricordare negli anni con un “triste” cartellino rosso.