Sportweek | Ex compagno di Icardi, parole che fanno riflettere: “Da bambino…”
L’ex compagno di Icardi parla del capitano
Intervistato da Sportweek, ex compagno e amico di Mauro Icardi, ha parlato del bomber nerazzurro e del rapporto che li lega, svelando curiosità interessanti.
L’Inter è il suo destino, arrivato in sordina, insieme a Belfodil, si è conquistato la scena, la maglia da titolare e la fascia da capitano. Ha da poco superato la soglia dei 100 gol in Serie A, la maggior parte in maglia nerazzurra. L’attaccamento alla maglia lo ha sempre dimostrato, sempre mettendoci la faccia, anche dopo prestazioni sottotono come quella di Firenze. Emblematica l’immagine del numero 9 nerazzurro in lacrime dopo il derby pasquale pareggiato da Zapata. Spesso criticato, ha risposto con i gol e le buone prestazioni, come fanno i campioni. A volte i sogni si avverano, e Maurito si trova dove è sempre voluto essere.
Le parole di Sebas
“Quando io e Mauro ci siamo incontrati per la prima volta, ancora prima di presentarmi, gli ho detto: “Tu sai giocare a calcio”. Lui mi ha risposto in maniera molto tranquilla. Poi, oltre che nella stessa squadra, siamo finiti nella stessa classe. Ricordo di averlo invitato subito a casa mia. Abbiamo giocato a calcio, poi con la “play” e da quel momento non ci siamo mai separati. Andavamo insieme dal barbiere: stesso taglio e stessa tinta, spesso bionda. Prima di ogni partita Mauro si fermava a dormire da me: era una sorta di rito. E la nostra amicizia si vedeva anche quando giocavamo. Io ero un centrocampista offensivo e lui mi cercava sempre perché sapeva che potevo metterlo nelle condizioni di segnare. La scorsa estate, senza che mi dicesse nulla, me lo sono trovato in casa. Quando torna sull’isola, non devo mai andare a cercarlo o scrivergli: la prima cosa che fa è venire a trovarmi.
L’Inter nel destino
È incredibile perché quando eravamo piccoli e passavamo le nostre giornate giocando con la PlayStation Mauro sceglieva sempre l’Inter. Ora ne è il capitano. L’Argentina? Appena arrivato qua, non faceva altro che parlare di Argentina: raccontava di come fosse la vita laggiù, ma soprattutto del calcio e di Batistuta, il suo idolo. In ogni partita si vedeva che era differente. A Tenerife abbiamo partecipato a un torneo con squadre come Siviglia e Porto. E abbiamo vinto noi, una squadretta. Abbiamo vinto grazie a Mauro, che ha segnato in ogni partita. Contro l’Espanyol fece un gol dopo aver scartato cinque giocatori, mentre in finale mise la palla in rete con un pallonetto da fuori area. In tribuna c’erano gli osservatori del Barcellona… Ai tempi della Sampdoria era la prima volta che lo vedevo giocare dal vivo da professionista e lui fece quattro reti. Tutti i tifosi cantavano il suo nome: lo vedevo segnare e pensavo a quando da piccoli giocavamo insieme. Se è arrivato dove è ora, significa che crescere qua, a Vecindario, in questa isola, a qualcosa è servito”.
Fonte: Sportweek