Il sogno champions
Allora, c’è un olandese, un brasiliano ed un argentino. No, non è l’inizio di una barzelletta. E’, piuttosto, l’inizio di un sogno, un sogno da cui sono passati esattamente 8 anni. Otto anni fa l’Inter vinceva a San Siro 3-1 sul Barcellona, facendo capire a tutti che la champions, quell’anno, sarebbe tornata a Milano. Da quel giorno sono passati solo 8 anni ma, sembra passata una vita intera. Oggi, come allora, l’Inter insegue un sogno, lo stesso sogno, anche se in chiave diversa. 8 anni fa l’Inter inseguiva il sogno di tornare a vincere la champions dopo 45 anni, oggi l’Inter insegue il sogno di tornarla a giocare quella maledetta coppa, tornarla a giocare dopo 6 anni.
Allora, c’è un Ceco (2 volte), un argentino ed un italiano. No, neanche questo è l’inizio di una barzelletta. Questo è l’inizio di un incubo, un incubo che ha segnato una generazione di tifosi a cui, il 5 maggio di 16 anni fa si è spezzato il cuore. Sono due storie in contrapposizione, una è la gioia più grande che un tifoso potrà mai provare, l’altra, beh, l’altra è il dolore più grande. Son due storie però che qualcosa in comune ce l’hanno eccome. Hanno in comune un destino, hanno in comune un sogno, hanno in comune il fatto che la storia, ed il destino hanno un modo tutto loro di mescolare le carte.
Il destino della champions
L’Inter è pazza, c’è lo ha nell’inno, lo ha nel dna di essere pazza, l’Inter però non è solo pazza, l’Inter è il teatro di Pirandello applicato al calcio, l’Inter è uno, nessuno, centomila. L’Inter è, e in questa stagione come mai prima d’ora, 6 personaggi in cerca d’autore. Ha vestito “il giuoco delle parti”,è stata re, come l’Enrico IV, di un trono mai realmente suo, ha abbandato tutto, ad un certo punto, come il “Fu Mattia Pascal” per poi tornare a rincorrere un sogno. Il sogno oggi si chiama Champions, ed è una della due caratteristiche in comune delle storie di prima. Il sogno oggi passa per i piedi di un’attaccante argentino, e questa è l’altra. Dai piedi di Milito a quelli di Icardi passano i sogni di un popolo intero.
Il calcio non è solo un gioco. Non date retta a chi dice questo perchè chi pensa che il calcio sia solo un gioco non sa nulla di calcio e del calcio. Il calcio è emozione, il calcio è amore, il calcio, per il popolo nerazzurro, è il rincorrersi di un destino. Da quel sogno di champions sono passati 8 anni, da quell’incubo dello scudetto ne sono passati 18. Il destino però, come detto, ha un modo tutto suo di mescolare le carte e allora eccoci qui. E’ tutto pronto, si sta per aprire il sipario, il sipario sulla partia che, probabilmente, sarà quella decisiva. Si va a Roma, un pomeriggio di maggio, contro la Lazio e stavolta è tutto insieme, il sogno champions, l’incubo Lazio all’ultima giornata.
Sogni ed incubi
Ci sono però quattro partite prima che si apra il sipario, e quelle partite sono fondamentali, c’è un’altra concorente che mira a quel sogno che è la Roma. Mai, da quella gara di 8 anni fa, siamo stati cosi vicini al nostro obiettivo, mai, negli ultimi anni siamo stati ad un lancio di moneta tra il sogno e l’incubo. L’Inter è il teatro di Pirandello applicato al calcio e come per ogni personaggio di teatro “Per essere deve avere il suo dramma, il dramma è la funzione vitale: necessita per esistere”. Siamo arrivati dove non volevamo, siamo arrivati a ripercorrere una storia che mischia insieme amore ed odio, gioie e dolori, ma ci siamo. Ci siamo e non vedevamo l’ora di tornare ad esserci, anche se ci fa paura, ma questa, in fondo, è una storia di destino, e al destino non ci si oppone.