Palacio vero esempio
Rodrigo Palacio, attaccante del Bologna ed ex nerazzurro, è intervenuto sulle pagine del Corriere dello Sport. Non potevano mancare riferimenti al big match di sabato sera tra Inter e Juventus. Proprio l’argentino, con Andrea Stramaccioni, era tra i presenti di quel 3-1 che sbancò lo Juventus Stadium, oramai sei anni fa.
L’attaccante, rimasto nel cuore dei tifosi per il suo esempio di professionalità, rilascia questa interessante intervista:
Perché lei è un esempio per questi ragazzi?
«No, non la vedo così, non sono l’esempio di nessuno. Io sono soltanto così, mi piace lavorare. Non voglio essere un esempio». Sabato l’Inter affronterà la Juve
«Se la giocheranno fino alla fine. Sarà una partita difficile. Speriamo vinca l’Inter. La vittoria del Napoli contro la Juve ha riaperto tutto. Alla fine, però, penso che la Juve ce la possa fare, sono dei vincenti, sono abituati. Ma le sfide contro Inter e Roma fanno venire il dubbio. D’altra parte, la squadra che gioca meglio è il Napoli».
Voi invece affrontate il Milan al Dall’Ara, una delle ultime (due) occasioni per battere una big…
«Noi ci crediamo. Abbiamo giocato tante belle partite contro le big, ma ci siamo sempre andati vicino». Che partita si aspetta?
«Dura, complicata. Il Milan è una squadra arrabbiata. Hanno bisogno di punti. Noi invece dobbiamo solo cercare di giocarla meglio e vincerla». Lei come sta?
«Mi sento più stanco, abbiamo giocato trentaquattro partite e si sentono. Sto pagando il fatto di non aver fatto il ritiro». Chi è cresciuto di più quest’anno?
«Pulgar. Ha fatto un anno strepitoso. Vedi come lavora e capisci che può diventare un giocatore forte forte. Come Simone». Come Verdi?
«Sì, è un talento». Ha fatto bene a restare a Bologna a gennaio?
«Ha fatto la scelta giusta. Una scelta sua, eh. Ma io sono contento l’abbia fatta». Il calcio cos’è per voi argentini?
«E’ tutto, si parla tutto il giorno di calcio, c’è tanta pressione, i tifosi vogliono solo vincere». Come qui?
«Peggio. Esigono di più». Da quando è arrivato in Italia il livello si è abbassato?
«Sì. C’erano le squadre più forti, l’Inter e il Milan prendevano solo fenomeni. Ma vedo che in questi ultimi anni stanno tornando giocatori bravi, e anche il livello si sta tirando un po’ su». Che effetto le fa un Mondiale senza Italia?
«E’ strano, senza l’Italia è brutto. Meritava di andarci». In Russia cosa si aspetta di vedere?
«Squadre forti nella fase finale con magari una sorpresa. Speriamo possa vincere l’Argentina». Terrà la sua treccia anche dopo aver smesso?
«Adesso non mi piace tanto, ho trentasei anni, ma ho giocato tutta la carriera così e così la devo finire. Quando smetto ci darò un taglio». Poi sul futuro
«Con i dirigenti ne avevamo già parlato a dicembre. Ho detto loro di aspettare la fine del campionato, per vedere come va. Se sono contento, se ne parlerà. Adesso non ci voglio pensare».
corriere dello sport