Inter Juventus -1: l’ultima ferita

Indice dei contenuti

1 Inter Juventus: quando Moggi era protagonista2 Quella telefonata, un ferita ancora aperta2.1 Moggi non scalfì l’onore dell’Inter2.2 Vincere per noi stessi, ripensando a quei fattiInter Juventus: quando Moggi era protagonista

(Inter Juventus) Di Luciano Moggi è stato detto tutto e forse ancor di più. La sua vicenda ricorda quella di molti potenti, caduti nella polvere per la loro bramosia di potere e di vittorie. Non staremo a ripercorrere le vicende di Calciopoli, con le schede svizzere, gli arbitri chiusi nei bagni dello stadio o altre amenità del genere ormai consegnate alla storia da quintali di sentenze, al termine delle quali questo signore è stato radiato in via perpetua da qualsiasi attività nel calcio italiano.

Storia vecchia che dispensa ancora i suoi effetti maleodoranti. Storia nella quale l’Inter è stata la vittima, il cui risarcimento, lo scudetto del 2006, è stato ben accolto senza peraltro essere mai stato richiesto dalla società. Ma trattasi di risarcimento dal valore infinitamente parziale rispetto al danno subito.

Gli interisti, forse più dell’Inter, sentenziarono Luciano Moggi appena ebbe scandito le parole più famose di tutta la sua carriera, quel “mi hanno ucciso l’anima” che risuonò come musica per milioni di orecchie nerazzurre. Ma il livello di un avversario non lo si giudica nel momento della fine. Per comprendere bene occorre fotografarlo nel suo momento di massimo “splendore”.

Quella telefonata, un ferita ancora aperta

Il 23 agosto 2004, alle 11,36, Luciano Moggi conversava con Paco Casal, procuratore uruguaiano, agente di Fabian Carini. I due parlavano dello scambio con Fabio Cannavaro. L’Inter stava opponendo delle difficoltà. Moggi sbottò furioso “Fai chiamare Ghelfi, ooh, come si chiama là, il brindellone alto… il presidente!“.

In quella parola “brindellone” detta con il tono irridente con cui Moggi era solito trattare quelli che lui riteneva “minus” c’è uno spaccato di quel genere umano, di quella gente che si riteneva al di sopra di tutto e di tutti, gente nella cui mentalità tutti hanno un prezzo. Non proprio tutti.

Moggi non scalfì l’onore dell’Inter

Quel “Brindellone”, come lo chiamava lui, non ha mai dato una valutazione alla sua reputazione. Quel club di cui il “Brindellone” era Presidente ha onorato il calcio sempre e comunque, spesso a testa bassa perchè ingiustamente sconfitto dalla protervia degli altri ma con l’onore cristallino e riconosciuto urbi et orbi. Non tutti possono dire altrettanto.

In quel “Brindellone” c’è tutta l’anima arrogante di Moggi. Al di là di tutto il resto, quella sola parola sarà per sempre più che sufficiente per destinargli tutta la nostra riprovazione, la nostra condanna.

Vincere per noi stessi, ripensando a quei fatti

L’Inter domani sera dovrà scendere in campo per vincere per sé, per i tre punti fondamentali per raggiungere il sogno Champions, quello che farà la Juventus da qui a fine torneo non ci riguarda. Il presente conta più del passato. Ma per il popolo nerazzurro la vittoria, se arriverà, sarà ancor più bella, ripensando a quei momenti e a quei fatti.

 

(Inter Juventus)

Published by
Giacomo Beretta