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1 Inter: la colpa morì fanciulla2 Guardare avanti2.1 Società, Spalletti e squadra2.2 I tifosi sannoInter: la colpa morì fanciulla
Inter: colpa dell’arbitro, colpa di Spalletti, colpa di Santon, colpa di Handanovic, colpa della società. Da sabato sera il mondo interista analizza, interpreta, fa i fermo immagine alla ricerca del killer.
Tutto pienamente giustificabile, lo abbiamo fatto anche su queste pagine. 48 ore però sono sufficienti per maledire tutto ciò che si è rivoltato contro di noi in quei maledetti cinque minuti finali.
Adesso basta. Per tirare le somme di ciò che è successo ci sarà tempo dopo la fine del campionato. Se ne andrà Ausilio, o Icardi o Perisic o Skriniar, magari anche il magazziniere o l’addetta alle pulizie. Lo vedremo dopo il 20 maggio.
Guardare avanti
Oggi e per questi venti giorni ci sono solo due cose da fare. Vincere le tre partite che restano e pregare. Sul nostro cammino ci sono Udinese, Sassuolo e Lazio. La Lazio prima dello scontro diretto avrà Atalanta in casa e la trasferta a Crotone, senza Immobile. La Roma andrà a Cagliari, ospiterà la Juventus all’Olimpico e chiuderà a Sassuolo.
Le condizioni di partenza ci penalizzano, inutile negarlo, ma il calcio ci ha insegnato che la sorpresa può essere dietro ogni angolo. La Roma farà la sua corsa, per niente agevole considerando anche il ritorno con il Liverpool. La Lazio ha due incontri sulla carta di certo non più facili dei nostri. Si può sperare che La Dea o il vecchio cuore nerazzurro di Zenga facciano il miracolo. Dobbiamo sperarlo, siamo costretti a farlo.
Società, Spalletti e squadra
Ogni società che rispetti cammina su tre gambe, società squadra e tifosi. La società ha l’imperativo categorico di tenere le fila salde, di esercitare tutta la propria autorevolezza per evitare qualsiasi cedimento. Spalletti ha il dovere di resettare completamente ciò che è successo sabato e tenere alta la concentrazione e la motivazione. Prenda i provvedimenti che ritiene, metta in campo i migliori, faccia il suo senza tentennamenti e senza polemiche.
I giocatori mettano da parte isterismi, amarezze personali e di squadra. Si definiscono, giustamente, professionisti, sono gente pagata milioni di euro per allenarsi e offrire performance all’altezza del loro ingaggio. Si potrebbe tirare in ballo l’attaccamento ai colori, l’orgoglio per la maglia ma forse per qualcuno di loro non è più il tempo. Chiediamo il rispetto delle regole di ingaggio per questi venti giorni, poi si vedrà.
I tifosi sanno
I tifosi cosa fare lo sanno da sempre. La loro passione non è in discussione e fin da domenica a Udine ne daranno l’ennesima testimonianza. A loro si chiede in questo momento di non dare spazio a teorie disfattiste. Le voci, le indiscrezioni, spesso girano perché qualcuno le costruisce proprio per seminare zizzania. Non cadiamo in questa trappola.
Quando la matematica sancirà il game over, allora si aprirà il tempo delle valutazioni sul da farsi. Fino a quel momento, come declamava Alberto Sordi alias Benito Fornaciari mitico presidente del Borgorosso F.C. “chi si estranea dalla lotta è un figlio di una…..”