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1 Lazio Inter, match da brividi2 Per chiudere una storia di 16 anni fa3 Le differenze tra il 2002 e oggi3.1 E famoje sto cucchiaioLazio Inter, match da brividi
(Lazio Inter) Venditti può piacere o meno, ma l’amore che ha riversato e cantato nelle sue canzoni per la capitale è da ammirare. Quanto sé bella, dice alla sua città. Ed ha ragione. Roma è meravigliosa, quann’è er tramonto, ma anche di giorno, non solo er Colosseo e er cupolone, Roma è bella tutta. Roma è ancora capoccia, ma vive la sua storia millenaria tra buche, rifiuti e traffico. E non c’è più Nerone ad incendiare, oggi gli autobus vanno a fuoco da soli.
In questi giorni stanno andando a fuoco anche il tifo biancoazzurro e quello interista, legati da antico gemellaggio ma stavolta fieri rivali che domenica sera si giocheranno il quarto posto nel Colosseo moderno, l’Olimpico. Chi sarà leone e chi schiavo?
Per chiudere una storia di 16 anni fa
La tradizione fa rabbrividire i tifosi del biscione. L’ultima con la Lazio a Roma a maggio evoca ricordi indelebili di travasi di bile. E proprio per questo, a 16 anni di distanza, è il momento di chiudere una volta per tutte la storia iniziata in quel pomeriggio nefasto. “Panta rei” diceva Eraclito, tutto passa, tutto si trasforma, niente resta immutato.
Non si può discendere due volte nello stesso fiume diceva il filosofo greco, perché l’acqua non è mai la stessa. Anche il prato dell’Olimpico non è più quello del 2002, la storia, le persone, le società, i giocatori, tutto è cambiato. Solo i tifosi (molti) sono gli stessi, con le loro sensazioni, i riti, le scaramanzie ed il loro bagaglio di esperienze e ricordi.
Le differenze tra il 2002 e oggi
L’Inter di Hector Cuper arrivò a quel pomeriggio piena solo di certezze. La vittoria era scontata, la Lazio avrebbe fatto da sparring partner dolce e complice al trionfo nerazzurro già ampiamente strombazzato nei giorni precedenti. Quel sole romano che rosseggiava come l’arancia sui sette colli di Venditti accompagnò la disfatta più cocente.
Oggi no. Oggi i nerazzurri di Spalletti arrivano a Roma con un fardello di incertezze e paure, amplificate dalle zampate di Politano e Berardi. Consapevoli che solo il vecchio cuore nerazzurro di Walter Zenga ha offerto loro quest’ ultima chance. Questa dovrà essere la loro carta vincente. Sapere che non ci sarà un domani all’altezza della storia senza una vittoria, sapere che i rivali hanno frecce mortifere al loro arco e le spareranno tutte. Trasformare la paura in lucidità, in quella overdose di adrenalina che può suscitare emozioni uniche, brividi di piacere allo stato puro.
E famoje sto cucchiaio
Realizzare l’evoluzione della paura, questo sarà il compito arduo di Spaletti in questa settimana. Se ci riuscirà, se i giocatori riusciranno a completare questo processo, “er cucchiaio” nerazzurro all’Olimpico sarà possibile, per cantare finalmente che er tempo nun s’è fermato a quel maledetto 5 maggio.
(Lazio Inter)