L’Uefa gela l’Inter
La ‘mazzata’ dell’Uefa sull’Inter arriva dopo le 17 di oggi, mercoledì. Settlement Agreement per un altro anno. Dopo la gioia per il gol di Vecino, l’Inter ripiomba dunque all’inferno. Ci sono rabbia e delusione. Ma ci sono tanti interrogativi. Ad esempio: l’Uefa, dopo aver fatto la voce grossa con l’Inter, si scoprirà afona magari alla prossima mossa del Paris Saint-Germain? Non è essere tifosi, è essere obiettivi. Siamo davanti a una valutazione tutt’altro che equilibrata. Gli sforzi dell’Inter, secondo l’Uefa, non sono ancora sufficienti. Scrive l’Ansa: “I paletti che non sono stati approvati riguardano l’area sportiva, in particolare modo la quota di ammortamenti relativa ai giocatori. L’Inter infatti aveva l’obbligo di far calare gli ammortamenti. Tuttavia, i numerosi acquisti delle ultime stagioni (come Joao Mario e Gabigol) non hanno permesso al club di rispettare gli obblighi“.
E adesso?
Francamente sposo una linea che ha preso piede. In società non si aspettavano assolutamente questa decisione. Tant’è vero che i nerazzurri stavano impostando un mercato diverso, un mercato proiettato verso la Champions League. Ora cambia davvero tutto. La dirigenza – analizza la Gazzetta dello Sport – dovrà valutare le spese fatte per il mercato negli ultimi due anni (da quando non è in Europa) e le entrate: dovranno essere in parità. E quindi dovrà pareggiare i conti. Se vuole fare mercato deve vendere. Complimenti vivissimi, dunque, a chi ha pensato e a chi ha, poi, avallato alcune operazioni di calciomercato. Complimenti. A questo punto una domanda sorge spontanea: chi sarà il sacrificato? Perché è inutile girarci intorno: l’attuale rosa non può supportare un campionato di vertice e una Champions dignitosa. Ci sono ancora troppe lacune e molti vuoti da colmare.
Come fare?
Più passano i giorni, più passano le sentenze e più c’è bisogno di invertire questa rotta che, alla fine, non ci sta facendo uscire dal pantano. Quindi? Primo passo: un progetto concreto su uno stadio di proprietà che aumenti i fatturati. Secondo. Costruire i talenti in casa, senza bisogno di rincorrere, anno dopo anno, i Cancelo di turno. Terzo. Espandere il più possibile il brand Inter. Smettiamola, dunque, di ragionare come una società italiana e iniziamo a ragionare come una squadra di Premier League.