Il primo allenatore italiano a credere in Radja Nainggolan è stato Beppe Iachini
Il tecnico marchigiano,Iachini, allora alla guida del Piacenza, lanciò il centrocampista belga al debutto tra i professionisti il 28 maggio 2006 nella partita di Serie B tra gli emiliani e l’Arezzo.
Nainggolan aveva da poco compiuto 18 anni.
Dodici anni più tardi, al termine di un lungo giro tra Cagliari e Roma, quel ragazzo promettente è diventato un giocatore in grado di accendere l’entusiasmo della tifoseria dell’Inter.
L’intervista
Iachini, cosa ricorda di quel giovane centrocampista che stava emergendo nelle giovanili del Piacenza? «Faceva già intravedere ottime qualità. Giocava da trequartista nel 4-2-3-1 della Primavera del Piacenza.
Curiosamente la stessa posizione che andrà a occupare nell’Inter.
Lo osservavo nelle partitelle con le formazioni del vivaio durante la settimana già nella stagione precedente a quella del debutto in prima squadra.
Io lo utilizzavo da interno oppure da centrale in mezzo al campo perché giocavo con il 4-3-3. Faceva presagire una carriera importante. E decisi di lanciarlo».
Cosa la colpì in particolare? «Lasciava intravedere tecnica, personalità, gran piede e tiro. Aveva un notevole senso dell’inserimento.
Mi piacevano le sue “imbucate”. Aveva personalità, non aveva timore, era sfrontato».
Si riferisce al suo carattere che ogni tanto, negli anni successivi, lo ha portato a qualche uscita sopra le righe? «No, anzi. Era piuttosto chiuso. Parlava poco. E’ estroso, ma è un ragazzo molto buono».
Qualche compagno lo aveva preso sotto la sua ala protettiva? «Mi vengono in mente due nomi. Antonio Nocerino, anche lui all’epoca giovane centrocampista emergente.
E Gigi Riccio, mediano e capitano di quella squadra. E adesso vice di Gattuso al Milan».
Milan vs Nainggolan, ecco il Derby
Ora si potranno ritrovare da avversari nel derby di Milano. «Sì. E Radja non è l’unico giocatore di questa Inter che ho contribuito a lanciare.
E’ successa la stessa cosa con Icardi alla Sampdoria ed Eder al Brescia, alla sua prima stagione da protagonista in Serie A».
Nainggolan è un grande colpo per l’Inter? «Direi proprio di sì. E’ un grande giocatore: ha qualità e personalità. E conosce bene Spalletti. E’ un vantaggio importante.»
Siete rimasti in contatto dopo gli anni di Piacenza? «Sì, ogni volta che ci incontriamo da avversari nelle partite di Serie A mi saluta con affetto. E mi regala sempre la maglia».
Cosa crede di avergli lasciato in eredità con gli insegnamenti di inizio carriera? «Questo bisognerebbe chiederlo a lui credo soprattutto di avere migliorato le sue doti di smarcamento,
i movimenti tra le linee e la capacità di gestire il pallone spalle alla porta.
E credo che si ricordi con piacere di me perché Piacenza è stato il suo trampolino. Merito anche del ds del Piacenza di quegli anni, Renzo Castagnini, che era un grande estimatore.
Ha avuto ragione perché Nainggolan ha fatto una grande carriera»