Kakà:”Una squadra in crescita, sta facendo tutto nei tempi giusti. Sono fiducioso”.
Kakà ha dato l’addio al calcio giocato negli Stati Uniti, dopo alcune stagioni in Florida nella Major League con l’Orlando City, ha seguito ad Harvard un corso di management legato allo sport ed è pronto ad approfondire ancora i suoi studi sul business sportivo e le tecniche di gestione.
“Mi piacerebbe anche frequentare il corso per allenatori in Italia, ma è un po’ complicato far combaciare tutto. Non che mi veda in campo, a fare l’allenatore, credo di essere più portato a un ruolo dietro la scrivania. Però studiare in Italia al centro di Coverciano mi servirebbe per completare la mia formazione”
L’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport:
All’Italia è rimasto legato. Sente ancora i compagni del Milan?
“Seguo sempre la squadra, non sento Rino Gattuso da un po’ ma parlo spesso con Fassone e i giocatori. Di recente ho sentito Pirlo e poi a Milano ci sono Dida e Serginho che stanno anche seguendo il corso di allenatori a Coverciano, quindi sono sempre informato”.
È attesa la sentenza Uefa che potrebbe lasciare il Milan fuori dalle coppe per due stagioni.
“Mi auguro che non avvenga. Spero che il Milan possa giocare l’Europa League, un diritto che ha conquistato sul campo e poi risalire piano piano e tornare dov’era una volta. Ci vuole tempo, ma succederà”.
Il suo 2007 e l’epoca d’oro del Milan sembrano lontanissimi.
“Non bisogna disperare, si può ricostruire qualcosa di importante”.
Kakà pronto a tornare in rosso nero
Si è parlato nei mesi scorsi della possibilità che tornasse al Milan con qualche incarico nel club.
“A me piace tantissimo il calcio, ora lo sto vivendo da fuori, ma è un passaggio necessario perché mi sto preparando a una nuova fase. Mi interessa molto tornare al Milan. E non so quando, ma accadrà. Mi auguro che possa succedere presto, perché il Milan è un po’ casa mia”.
A proposito dei suoi ex club, consiglierebbe a Neymar di andare al Real Madrid?
“Ah, non saprei, è una cosa talmente personale…Se lo fa adesso magari si dirà che è andato al Psg solo per costruire un ponte verso il Real.
Ma se è quello che vuole, deve farlo e deve essere pronto a gestire la situazione. D’altra parte c’è sempre tanta pressione intorno a lui, in Brasile è pazzesco. Si parla del suo rendimento, della sua classe, ma anche dei suoi capelli, delle valigie che porta. E’ un grande giocatore e anche una celebrity, non è facile gestire tutto questo”.
Magari è un po’ anche colpa sua: Neymar è molto personaggio, lei alla sua età non era così.
“Era un po’ diverso, ma credo non sia colpa di nessuno, né di Ney né dei media. Deve soltanto imparare a convivere con questa attenzione spasmodica per tutto quello che fa”.
Pensa che questa forma di divismo possa infastidire il resto della squadra?
“Non credo proprio. Il Brasile sta facendo il cammino giusto. La prima partita è sempre molto emotiva, è complicato rompere il ghiaccio al Mondiale, la secondo l’hanno ben gestita tenendo il filone giusto, provando a raggiungere il successo con il gioco.
Contro la Serbia, si vedrà se il Brasile c’è o non c’è ancora, ma dopo la seconda parte di gara con la Costa Rica sono fiducioso. Sono certo che andrà sempre meglio e che il mio Brasile arriverà in finale. Ha tutto per vincere”.
Mondiale in Russia 2018
Che cosa le sta piacendo di questo Mondiale? “Vedo molta qualità. Il Belgio nelle prime 2 gare ha giocato un calcio splendido, molto spettacolare. Mi è piaciuta la Francia, la Germania ha avuto difficoltà, ha sofferto ma è sempre lì e si riprende sempre contando sul suo gioco. E’ pericolosa. E poi ho visto un buon Portogallo, e la solita Spagna”.
Quale finale vorrebbe vedere a Mosca?
“Non so quali incroci siano possibili, ma mi piacerebbe molto una finale del mio Brasile col Belgio, o magari la Francia. Sarebbe molto spettacolare”.
Lei ha vinto un titolo mondiale con il Brasile nel 2002, da giovanissimo, poi ci sono state tante lacrime nelle edizioni successive, fino ad arrivare a quelle di Neymar, liberatorie, contro la Costarica. Secondo lei i giocatori risentono ancora del Mineirazo?
“Il 7-1 con la Germania è il passato. Il segno resterà sempre, però questi ragazzi sono maturati. Sono passati 4 anni, è il momento giusto per vincere.
Credo che le lacrime di Neymar siano state davvero lo sfogo di uno che è sotto i riflettori dalla mattina alla sera e ancora deve imparare a convivere con la sua doppia personalità di campione e di celebrità”.
Neymar è al livello dei grandi del passato, del suo idolo Ronaldo Nazario ad esempio, o Ronaldinho, per non parlare di Pelé…
“Mi pare molto presto per dirlo. Neymar ha 26 anni, sta arrivando all’età della maturazione di un giocatore. E’ uno dei candidati al Pallone d’oro negli anni futuri perché è in crescita, mentre Messi e Cristiano Ronaldo per questioni d’età dovranno cominciare ad affrontare la fase declinante.
Ma non si può dire quando accadrà questo ricambio: Cristiano a 33 anni è una sorpresa positiva ed è un privilegio poter godere delle cose che fa ancora in campo. Per Neymar dobbiamo sospendere il giudizio, è un talento ma la sua reale grandezza si misurerà più avanti”.
Anche per lei il Real Madrid spese tantissimo, ma ora i trasferimenti si concludono su cifre stellate. E’ sorpreso dalle valutazioni dei campioni di adesso?
“Girano tantissimi soldi intorno ai giocatori, parlo del sistema calcio nel suo insieme e di tutti gli introiti che genera. E’ giusto che i protagonisti siano pagati per quello che muovono. Poi, è altrettanto giusto che la Uefa e la Fifa mettano regole che aiutano a mantenere la competitività e la regolarità del sistema”.
Eppure con queste regole ora potrebbe essere punito il suo Milan.
“Mi auguro non accada. Sento che si può ripartire e credo che il Milan possa farlo presto. Ai tifosi dico di avere pazienza: presto comincerà un’altra storia. E sarebbe bello esserci in qualche veste e lavorare ancora una volta per il Milan”.