Il Milan e l’ironia alla Jannacci
“Si potrebbe andare tutti quanti in Europa League. Vengo anch’io? No tu no”. Prendiamo in prestito l’immortale Enzo Jannacci per commentare la sentenza Uefa sul Milan. Oggi per i rossoneri non c’è nessuna “bella sottobraccio” con cui “parlare d’amore”. Al massimo conviene telefonare ad Elliot e capire bene che aria tira. Certo si può sempre “sperare tutti in un mondo migliore”. No. Oggi è un triste giorno per quelli a tinte rosse e nere. Lo è anche per il calcio italiano. Lo dico da interista di nascita. Per una settimana ho ironizzato su questa sentenza. Francamente non aspettavo l’ora che arrivasse. Ci sono stati momenti in cui mi interessavano di più le notizie da Nyon che quelle sul Ninja. Quand’è uscita, ho mandato un messaggio a mio padre milanista da sempre. “Oh, li avete spostati bene gli equilibri”. Risposta: “C**** scrivi, cresci che è ora”. Siccome in 33 anni ho imparato poco (e niente) dalla vita, oggi ho preso un’altra lezione. Una squadra che ha scritto la storia non meritava tutto questo. Perché, in fondo, il Milan è sempre stato il punto di riferimento dei nostri sfottò. E i derby sono le partite più importanti della stagione. Mi direte: e la Juventus? Provate ad avere 6 anni e tifare l’Inter di Orrico mentre i vostri compagni milanisti parlano di Van Basten. Capite? Le ferite dell’infanzia non guariscono. E poi il perché del Milan negli sfottò, ce lo ha insegnato l’avvocato Prisco: “Il vero interista è interista solo al 20 per cento, all’80 per cento è antimilanista”.
Retrogusto amarissimo
Com’è stato possibile tutto questo? E’ possibile in futuro un nuovo caso Milan? Il calcio italiano ha bisogno di certezze. Proprio come quelle che sta dando Suning all’Inter. I cinesi, in fondo, non stanno facendo altro che seguire il consiglio delle nonne: “Mai fare il passo più lungo della gamba”. Ecco perché, oggi, capisco che è meglio tenersi Eder piuttosto che strapagare André Silva: un attaccante che ha fatto meno gol di Skriniar, un difensore.