(Mondiale 2018) Clamorose dichiarazioni di Graziani: “Neymar? Un bambino viziato”
Neymar sotto accusa, dal simulatore al bambino viziato
Dopo le critiche di Fabio Capello, che gli ha dato del simulatore, Neymar stavolta si becca gli strali di un altro allenatore italiano, Ciccio Graziani, nel corso di TikiTaka Russia.
Graziani non risparmia qualche appunto al brasiliano, che nella vittoria contro la Serbia serve l’assist per il gol di Thiago Silva, delizia il pubblico con più di qualche numero pazzesco e, come al solito, finisce a terra rotolando spesso, tra falli fischiati e non ravvisati.
Un atteggiamento, quello di Neymar, che il campione del mondo 1982 ritiene non troppo utile per il Brasile. Quanto basta per eliminare la possibilità di paragoni importanti.
Neymar è un bambino viziato
“Maradona e Neymar? Non confondiamo le due cose. Diego non ha mai fatto cose inutili e si è sempre messo al servizio della squadra.
Il brasiliano si guarda allo specchio, lo si capisce da come stoppa il pallone e lo controlla. Quello stop così spettacolare a cosa serve? Non è meglio farne uno normale? Mi dà l’impressione di essere un bambino viziato, che gioca più per compiacere se stesso che per utilità di squadra. Non ha il senso di squadra, cerca sempre la giocata e cosi non serve“.
Non proprio una descrizione lusinghiera del modo di stare in campo di O’Ney…
Neymar va strigliato
E, proprio come avvenuto con Capello, Graziani lancia…un appello al CT del Brasile.
“Do un consiglio a Tite: bisogna strigliarlo, dargli una svegliata. Dirgli di andarsi a prendere il biglietto al botteghino quando non gli va di giocare. Perché è un giocatore fantastico ma non può fare il bambino, deve essere più concreto, altrimenti si gioca con un calciatore in meno“.
Non convince tutti dunque Neymar, che pure si è concesso più di qualche giocata che ha mandato in visibilio il pubblico verdeoro e quello neutrale.
Ma già agli ottavi, contro il coriaceo Messico, il numero 10 del Brasile farà meglio a tornare sui binari della concretezza. O il rischio è sempre quello di finire troppo presto un’avventura che promette molto bene.