Inter, il paradosso della gestione Thohir/Suning
L’Inter è stata abituata, soprattutto nella sua storia recente, a dover attingere dal mercato straniero, meglio poi se lo straniero giocava anche fuori dall’Italia. Stiamo parlando degli anni della gestione di Massimo Moratti, fine conoscitore dei calciatori mondiali ma che, purtroppo per la sua società, è stato anche vittima di cantonate pazzesche.
Quindi un presidente italiano che inseguiva calciatori stranieri formati all’estero. Non una legge morattiana, sia chiaro, ma in linea di massima funzionava così. Invece oggi che la società nerazzurra ha una proprietà multietnica (Thohir è indonesiano, Suning è cinese, ndr), si inseguono e si prendono calciatori italiani o, al più, calciatori stranieri ma cresciuti e formati in Italia. Basta guardare la recente campagna acquisti: Lautaro a parte, sono arrivati solo calciatori cresciuti in Italia e/o italiani. Caratteristica rispecchiata dalla stragrande maggioranza degli obiettivi che ancora sono inseguiti.
E’ questo il paradosso su cui pone l’attenzione l’edizione odierna del Corriere dello Sport. Va però sottolineata una cosa: non è detto che un modus operandi è necessariamente migliore dell’altro. Basti pensare che Moratti ha vinto tutto, Thohir e Suning sono ancora a 0 vittorie. Ma hanno il tempo dalla loro parte.
I motivi di questa inversione di tendenza
L’Inter ha tutt’oggi l’occhio attento verso i giocatori forti, magari giovani, che incantano negli altri campionati. Ma i recenti avvenimenti hanno inculcato in Ausilio un minimo di diffidenza: gli acquisti di Joao Mario, Gabigol, Dalbert, Shaqiri e Vidic infatti fanno ancora fare brutti sogni ai tifosi nerazzurri e, soprattutto, a chi li ha acquistati. Per non parlare della scelta di affidare la panchina a Frank De Boer…
Insomma, ci sono degli ottimi motivi che hanno permesso questa, per certi versi, clamorosa inversione di tendenza. Eccoli, sintetizzati dal Corriere dello Sport: “Processo di adattamento lungo, magari la difficoltà a inserirsi subito. L’Inter non può permettersi di aspettare troppo. Così ha tracciato una linea diversa, efficace nel tempo”. Se sarà efficace però solo il tempo potrà dirlo.