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“Da quando esiste il calciomercato a certi livelli, Cristiano Ronaldo alla Juventus sarebbe un colpo uguale o un pelo superiore a quello di Maradona al Napoli. Di sicuro vale di più di Ronaldo, ‘il Fenomeno’ dell’Inter”. Sono le parole rilasciate dall’avvocato Beppe Bozzo, fra i più importanti e apprezzati (nonché decisivi) agenti del mondo, a Tuttosport. Come avevamo fatto (anticipatamente) i complimenti alla Juventus per l’eventuale colpo di questi anni Duemila, oggi siamo qui per dire: basta! Non abbiamo nulla contro chi le ha pronunciate, però sono solo l’ultimo esempio di come l’affare Ronaldo forse stia sfuggendo un attimo di mano. A tutto, nella vita, c’è un limite. Cristiano Ronaldo è, senza tema di smentita, il più forte giocatore del pianeta. Ronaldo è una macchina da gol e record, è perfezione e strapotenza fisica. Ronaldo assicurerà alla Juventus i prossimi due scudetti e forse una Coppa dei Campioni. Però: basta! Non si possono scomodare Diego Armando Maradona e Luis Nazario da Lima. Paragonare qualsiasi giocatore a Diego è blasfemia, scomodare il Fenomeno può voler dire due cose: esagerare, appunto, o non ricordare cos’è stato.
Non è certo chi scrive che deve ricordarvi cos’è stato “El Diez” per la città di Napoli e per la storia del calcio mondiale. E’ l’unico argentino che abbia battuto l’Inghilterra della Tatcher. E’ l’unico giocatore che ha vinto un Mondiale da solo. Su Diego porterò sempre con me il ricordo che ne aveva mio nonno. “Lo vedevi giocare e per 90′ tutti i problemi passavano. La vita era decisamente più bella”. Ronaldo saprà trasmettere la stessa emozione a Torino? Vedremo. Sicuramente non salterà l’intera Inghilterra ai Mondiali. Dopo la tripletta con la Spagna è un po’ sparito e il Portogallo è uscito. Quindi: resterà, a meno che non vincerà a 37 anni quelli del Qatar, un gradino sotto “El Diez”.
“L’hai visto giocare il Fenomeno?” ho chiesto a un amico juventino da una vita che si era pericolosamente avventurato nel paragone. Luis Nazario da Lima ha stravolto il ruolo del centravanti, ha vinto un Mondiale segnando gol a raffica, ha stabilito numeri impressionanti al Real Madrid… senza ginocchia. Perché noi, oggi, ricordiamo il Fenomeno. Dimentichiamo che ha fatto quei numeri (127 presenze 83 gol col Real Madrid, 20 presenze 9 gol con il Milan, 31 presenze 18 gol col Corinthians) quando il destino gli aveva già sbranato il fisico. Non aveva perso il suo strapotere dei 34 gol in 37 presenze con il Barcellona e soprattutto dei 50 gol in 68 partite con la maglia dell’Inter. Già… L’Inter.
E’ il 22 marzo 1998. Sono allo stadio. Ho 14 anni. E’ la sera del derby. A fianco a me, mio papà: milanista da una vita. Siamo avanti 1-0. Ha segnato Simeone. Ad un certo punto Checco Moriero, dalla fascia destra, lancia al centro un pallone. Rimbalza fra due giocatori del Milan. Ronaldo fugge. Davanti ha solo Rossi in uscita. I quasi due metri del portiere sono come un muro da scavalcare. Un muro fatto dalle loro Coppe dei Campioni e dei nostri “salvataggi” in casa con il Bari. Nessun attaccante al Mondo avrebbe fatto gol. Tranne lui. Perché il Fenomeno fa la cosa più scontata. Lascia rimbalzare il pallone. Lo colpisce d’esterno. Pallonetto. Boato. “L’hai mai visto giocare Ronaldo?” Sì, ho visto quello vero. Grazie a Dio.