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Bonucci-Milan, il capolinea di una storia d’amore mai sbocciata

«Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla», diceva Napoleone.

Leonardo Bonucci: chi gli aveva promesso invano un grande Milan non ha avuto fortuna.

Lo scenario che era stato prospettato al centrale azzurro la scorsa estate – qualificazione alla Champions League 2018-19 e una squadra in grado di competere per lo scudetto con la «sua» Juve in breve tempo – s’è rivelato puro fantacalcio.

Tanto che oggi per Leo, ormai over 30 e con davanti un tempo limitato per competere al massimo livello, è già arrivato il momento delle scelte.

Che sembrano chiare, a prescindere da come finirà il maxi-scambio con Caldara per tornare a Torino: la sua esperienza rossonera è prossima al capolinea.

La fascia di Capitano, segno di responsabilità

Le difficoltà di ambientamento hanno giocato un ruolo in questa vicenda, anche se non decisivo. Bonucci ha provato a superare le sue,

invertendo la rotta durante la gestione Gattuso dopo parecchie incertezze iniziali con Montella in panchina.

Sono rimaste irrisolte, invece, quelle familiari: la moglie e i bimbi preferiscono vivere a Torino e lì sono rientrati ben presto, inducendo Leo a soggiornare in albergo invece di cercare casa.

Gestire la propria vita in funzione del club rossonero ma…

Da professionista qual è, il centrale viterbese sarebbe stato disposto a organizzare la propria vita privata in funzione dell’impegno preso col Milan,

e a proseguire il cammino appena iniziato: quella fascia da capitano meritava di essere onorata, una volta superato lo scetticismo generale per una scelta così simbolica.

Ma quest’estate tormentata, vissuta con i piedi a Milanello e la mente in Svizzera (Uefa e Tas), passando per le goffe trattative angloamericane di Mister Li, lo ha convinto a dire basta.

E a dare mandato all’agente Alessandro Lucci di esplorare soluzioni alternative, dal Psg dell’amico Buffon fino al clamoroso ritorno in bianconero.

Malumori rossoneri e Bonucci vuole dire addio

Già sul finire del 2017 erano sorti i primi malumori: il Milan proprio non girava, l’atteggiamento della Uefa nei confronti del club era di severa chiusura, la puzza di bruciato era arrivata fino al suo naso.

Per senso di responsabilità, però, s’era convinto a rimanere: il capitano dev’essere l’ultimo ad abbandonare la nave, non certo il primo.

L’ottimo girone di ritorno e la qualificazione all’Europa League sembravano aver rimesso tutto a posto, ma poi è arrivato il tracollo della proprietà cinese.

E sì, il passaggio del club nelle mani del fondo Elliott garantisce solidità e un piano di risanamento credibile, ma le tempistiche per il potenziamento della squadra sono incerte.

Per ammissione del nuovo d.t. Leonardo, non nascerà subito un Milan stellare.

E il Leonardo che indossa la fascia non ha più tempo da perdere con le promesse, adesso se ne vuole andare. Perché pensa che sia il Diavolo ad aver rotto il patto con lui, non il contrario