(Inter News) Ci sono lampi di calcio che abbagliano, che restano nell’immaginario collettivo dei tifosi e che segnano la carriera di un giocatore. 17 anni fa proprio di questi tempi la punizione-folgore di Adriano al Real Madrid fece scoprire un fuoriclasse al mondo intero. L’altra sera il gesto tecnico con cui Lautaro Martinez ha segnato il gol della vittoria contro l’Atletico pare destinato ad analoga sorte.
Non è uno qualunque questo ragazzo, segnamocelo sull’agenda. Uno che arriva a vent’anni a Milano e come prima cosa dice “non chiamatemi Martinez, ce ne sono troppi. Preferisco Lautaro, voglio essere unico” ha senza dubbio idee chiare e personalità fuori dal comune. La maglia numero 10 che il destino gli ha riservato è pesante come un macigno. Suarez, Mazzola, Matthaus, Ronaldo lo guardano con severità ma con un amore senza fine per quello che potrebbe essere il prossimo della compagnia.
A 20 anni si possono cercare le scorciatoie per evitare impicci e responsabilità, oppure prendere il mondo petto per spaccarlo. Lautaro è fatto di questa seconda pasta.
Facile per chi ha avuto un maestro di interismo che ha inondato di sé le cronache ed i ricordi della gente nerazzurra. Diego Alberto Milito si è coccolato questo Torello nel suo Racing, poi quando è stato il momento ha chiamato Milano. Dall’altra parte del telefono un vecchio amico, Javier Zanetti e l’invito “venite a prenderlo, è pronto”.
Madrid era nel destino del Toro Lautaro, anche l’occhio esperto di Diego Pablo Simeone aveva capito i numeri e la garra del ragazzo. Il Cholo ci ha provato fino all’ultimo ma di fronte alla tenaglia Zanetti Milito ha dovuto cedere.
Madrid ed il suo Real, una città che per tanti interisti è una sorta di amuleto. La prima Coppa dei Campioni sollevata al cielo da Angelo Moratti proprio chiudendo il ciclo dei Blancos di Puskas, il Triplete al Bernabeu, il lampo di Adriano, oggi quello di Lautaro. E quanti intrecci di campionissimi, da Samuel, Cambiasso e Sneijder fino al Fenomeno Ronaldo sul percorso inverso, tanto per restare ai nostri tempi.
Già potrebbe bastare così per ringraziare gli amici della capitale iberica. Se poi in settimana dovesse succedere qualcosa d’altro sarebbe un ulteriore segno del destino che lega queste due capitali del calcio.