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Non basta un campetto per descrivere come e dove può giocare Keita.
Ed è lo stesso motivo per cui Spalletti ha spinto per il suo acquisto. Con il senegalese l’Inter mette nel motore quattro cavalli in più: mica male, per una squadra che avrà a che fare con i limiti della lista Champions.
Esterno, trequartista, prima punta: Keita ha fatto e sa fare tutto, il suo passato è la base migliore per finire nelle mani di Spalletti, che ne ha sempre apprezzato le doti tecniche. «Conosco il mister, è stato un grande supporto, mi ha voluto fortemente – ha detto Keita a Inter tv –. Sono qui per lui e per il progetto, arrivo con tanta voglia».
Keita nasce come esterno d’attacco: è lì che Vladimir Petkovic, allora tecnico della Lazio, lo fece debuttare in A. La fascia preferita? Keita è un destro che quasi fai fatica a riconoscerlo, perché sa calciare bene anche con l’altro piede.
Ergo: facile vederlo a sinistra, altrettanto comodo schierarlo a destra. Il ragazzo è giovane, anni 23, ma con una carriera sufficientemente lunga per veder geneticamente modificato il suo ruolo. Keita ha imparato anche a fare altro.
Ad esempio la prima punta, alla Lazio. Oppure il trequartista. È la migliore delle notizie per Spalletti, sempre più orientato ad affiancare con regolarità un partner a Icardi. «Conosco Mauro fin da ragazzino, eravamo insieme al Barcellona», ancora Keita.
Keita è un gioiello che devi saper indossare, un’ulteriore prova di forza chiesta a Luciano Spalletti, una scommessa che l’Inter ha ritenuto giusto affrontare anche a fronte di qualche difficoltà.
Per intendersi: che Keita in passato abbia avuto qualche scivolata di carattere disciplinare è storia nota molto bene anche alla società nerazzurra, non c’è mica bisogno di rovistare negli archivi.
In fondo, tutto nella norma per uno che lasciò il settore giovanile del Barcellona per ripicca contro la società che lo aveva punito per uno scherzo – il ghiaccio nel letto di un compagno – mandandolo in prestito in terza divisione.
Alla Lazio Keita ha vinto le partite da solo, scherzato con i difensori avversari e qualche volta un po’ troppo pure con i compagni, in allenamento. È finito fuori rosa, qualche volta pure fuori strada. Ma l’Inter può e vuole far leva su un ragionamento.
È stato il senegalese a scegliere l’Italia. Ha una voglia di tornare protagonista in Serie A che l’ha spinto a lasciare Montecarlo, in fondo non il posto peggiore del mondo per vivere e giocare a calcio. Keita ha motivazioni altissime e sa che l’Inter su di lui crede fortemente. È una sorta di accordo bilaterale, non c’è ragione di romperlo.
Keita Baldé potrebbe essere quello che bussa con gli antipasti. Nel caso della rosa dell’Inter sono particolarmente bene accette le capacità di saltare l’uomo e di arrivare al gol per vie diverse da quelle battute da Mauro Icardi.
Nel bagaglio tecnico di Keita ci sono doti da contropiedista, con percentuali di realizzazione in velocità decisamente alte.
In Francia, nonostante l’annata da soli 8 gol (anche perché sono state solo 23 le presenze, causa malanni fisici), ha confermato i progressi in fase realizzativi visti nell’ultimo anno alla Lazio: in rete una conclusione su 4, meglio hanno fatto solo Cavani e Falcao.
In una squadra che l’anno scorso arrivava sempre sul fondo, ma faticava a creare la superiorità numerica, dopo Politano si aggiunge un altro uomo in grado di saltare l’avversario diretto in dribbling: a Montecarlo gli è riuscito 30 volte, nella stagione precedente alla Lazio addirittura 53.
Al dribbling può seguire il tiro: partendo da sinistra può liberare il destro, il piede migliore, ma sa calciare con entrambi. In più da Montecarlo potrebbe tornare con una dote che da noi si era vista meno: 5 assist in Ligue 1, 11 fra tutte le competizioni. Icardi si prepari: potrebbero arrivare nuovi rifornimenti.