Il VAR è morto, viva il VAR . L’ex arbitro denuncia “si rischia il caos”

VAR, l’IFAB mette la museruola alla tecnologia

(VAR IFAB) Dopo l’entrata in scena nella serie A italiana e dopo l’esperimento più che positivo realizzato al mondiale russo, il VAR sembrava avviato sulla strada dell’irreversibilità. Tante polemiche in Italia, specialmente agli inizi, ma anche tanti errori arbitrali rimediati da quello schermo a bordo campo.
Ai mondiali poi, secondo le parole di Collina, la tecnologia ha aiutato gli arbitri a raggiungere oltre il 99% di decisioni corrette con 335 confronti VAR solo nella fase eliminatoria. Tutto era pronto per festeggiare l’ottima riuscita dell’esperimento, il suo potenziamento, l’espansione negli altri campionati maggiori dell’Europa calcistica.

Invece niente. Un manipolo di grigi burocrati del calcio, i signori dell’IFAB, ha deciso di eliminare l’uso della tecnologia proprio nell’intervento più sensibile, più importante, quello che provoca polemiche furiose, che può decidere di un titolo da assegnare o di una retrocessione. Prima dei mondiali l’uso del VAR era possibile in caso di “errore chiaro” da parte dell’arbitro o di una situazione sfuggita alla vista del direttore di gara.

Un passo indietro enorme

La lettera del regolamento nella definizione di chiarezza dell’errore era precisa ma non troppo, lasciando dunque agli arbitri una fascia di discrezionalità di cui si sono ampiamente serviti. Il passo in avanti, suggeriva l’ex arbitro Marelli sull’Espresso nello scorso mese di marzo, sarebbe stato quello di riformulare la dizione in “errore possibile”, in modo da ampliare l’intervento della revisione. E invece…

E’ bastato aggiungere una parola ai depositari della legge calcistica per far franare il castello della trasparenza. L’errore adesso dovrà essere “chiaro ed evidente”. E dunque solo la svista dell’arbitro o un episodio a lui completamente sfuggito permetterà il ricorso al VAR. In caso contrario resta ferma la valutazione fatta a caldo, “anche se con il sospetto di errore, anche in caso di certezza che di dovesse fare diversamente”, commenta con efficacia Giovanni Capuano nel suo ultimo editoriale sull’Espresso.

Rischio caos

L’ex arbitro Luca Marelli, intervenendo oggi a Fox Sports confermato: “In generale, il VAR interverrà in quegli episodi che possono essere sfuggiti all’arbitro, chiedendogli se abbia visto qualcosa e avvisandolo nel caso di risposta negativa. Può accadere ad esempio in occasione di un calcio d’angolo, una trattenuta non vista…

Ergo: l’episodio deve essere sfuggito all’arbitro o lo stesso arbitro deve ammettere di non aver visto bene.
“Dovessimo continuare con questo tipo di protocollo relativo al VAR, a cui gli arbitri devono sottostare a causa della decisione dell’IFAB, questo campionato rischia di trasformarsi in un caos. Credo che tra qualche giornata si imporrà una riflessione”
.

Anche a giudizio di Capuano “il risultato appare abbastanza scontato. Più errori e, quello che è peggio, sarà difficile togliere dalla testa dei tifosi che non ci sia un intervento esterno. Soprattutto quando – e capiterà – il Var interverrà a correggere un errore border line, funzionando più come in passato che come oggi. Perché lì sì e altrove no?”

Molti hanno denunciato che l’applicazione del VAR secondo le regole dello scorso anno portava alla riduzione della discrezionalità dell’arbitro e dunque ad una sua minore centralità nella gestione della gara. Proprio su quella strada si doveva insistere, per eliminare anche le incertezze residue. A scapito del potere della classe arbitrale, certo, ma a tutela della trasparenza e della correttezza dell’intero sistema.
Conclusioni: il delitto è perfetto, gli esecutori sono evidenti, qualcuno brinda, le polemiche furiose torneranno ad avvelenare i pozzi del calcio. I complimenti sono d’obbligo.
(Fonti L’Espresso, Fox Sports)