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Luciano Spalletti deve infatti riuscire a fare di Marcelo Brozovic il leader tecnico della squadra per una stagione intera.
Inoltre deve poi cucire un vestito su misura per far rendere al meglio Stefan de Vrij; deve svezzare Lautaro Martinez per far sì che il Toro ripeta nelle partite vere quanto di buono fatto nelle amichevoli estive e deve riportare Radja Nainggolan ai picchi di rendimento che il Ninja aveva vissuto a Roma proprio sotto le sue dipendenze, con quegli undici gol realizzati in un solo campionato (stagione 2016/17) che permetterebbero all’Inter di fare un upgrade in zona scudetto.
Questa è la mission sulla carta più semplice per l’uomo di Certaldo che è stato l’unico “domatore” in grado di mettere un freno all’esuberanza (soprattutto fuori campo) del belga.
Ieri Nainggolan – che, al di là del clamore mediatico per la serata in disco con Fabrizio Corona, non ha mai dato problemi da quando è sbarcato a Milano – ha svolto per la prima volta parte del lavoro con i compagni:
il rientro in gruppo sarà graduale e porterà – secondo i piani dello staff tecnico – a una convocazione per la gara con il Torino e a un utilizzo part-time,
anche perché agli atti da inizio stagione restano soltanto i 75 minuti giocati con il Lugano e i 24 di Sion, quando il Ninja ha sentito tirare la coscia sinistra.
Nonostante il contrattempo, c’è da scommetterci che il Ninja sarà, come promesso da Spalletti, la “turbina” nel motore nerazzurro: non è dato a sapersi però se però agirà da trequartista come nell’annata da bomber vissuta a Roma con l’allenatore,
questo alla luce dell’abbondanza di opzioni che Spalletti ha in attacco confrontata con i tanti dubbi che ha posto un centrocampo dove Brozovic dovrebbe essere l’unico punto fermo.
E qui sta l’altra missione dell’uomo di Certaldo che, dopo aver messo al centro del palazzo il croato,
ora dovrà farne un centrocampista in grado di giocare ad alti livelli per una stagione intera per lo più arrivando da un Mondiale che ha lasciato molte scorie.
Compito che non si presenta affatto semplice ma una scommessa che Spalletti dovrà vincere per non pentirsi amaramente di non aver voluto un altro rinforzo in mezzo al IL PIANO PER
Brozovic deve confermarsi leader, de Vrij l’architrave della difesa a 3. Nainggolan deve diventare la turbina nel motore e Martinez il bomber che mancava campo.
In difesa, invece, l’allenatore ha soltanto professori e il tempo sarà amico per passare “alla tre” che è il sistema in cui de Vrij riesce a trovarsi meglio.
Tra l’altro, la presenza di Vrsaljko e Asamoah sulle corsie esterne è garanzia di non avere problemi in quella che sarà la logica trasformazione di una squadra che soltanto con il 3-4-2-1 riesce a mettere in campo contemporaneamente (e a sostenere tatticamente) buona parte dell’artiglieria messa a disposizione da Suning.
Tra questi c’è sicuramente Lautaro Martinez che ieri ha festeggiato i suoi 21 anni ad Appiano dove il povero Lautaro, con la regia di Icardi e il contributo di Matias Vecino, è stato vittima di un bel gavettone a base di uova e farina con cui i compagni di squadra gli hanno fatto gli auguri. «Ci sono cascato,
Mauro è stato la mente di tutto e così ho festeggiato con l’Inter…», ha sorriso con filosofia il Toro, intercettato dai microfoni di Inter Tv prima di cenare con la famiglia al gran completo arrivata dall’Argentina. Il massimo sarebbe festeggiare il compleanno pure a San Siro con il primo gol vero in Italia, mandando in estasi i sessantamila tifosi che si sono dati appuntamento al Meazza per la prima casalinga dei nerazzurri:
«Non vediamo l’ora di rifarci in campo già domenica contro il Torino perché a Sassuolo non è andata benissimo. E domenica vogliamo rialzare la testa».
Messaggio che anche Ausilio e Gardini, presenti ieri alla Pinetina, hanno voluto inculcare alla squadra su cui è in pressing pure Spalletti che un campionato fa aveva fatto sei punti nei primi 180’. Stavolta è arrivata una sconfitta che non può però minare le certezze accumulate dal gruppo in un anno di lavoro.
Quel gruppo è stato puntellato e rinforzato dalla società e non c’è motivo per pensare che l’Inter possa deludere le aspettative di tutti.
Anche se probabilmente si dovrà attendere settembre per vedere la vera Inter, considerato che la preparazione è stata anche tarata per far sì che la squadra possa sostenere senza contraccolpi il doppio impegno campionato-Champions dove ci sarà da sudare per conquistare gli ottavi,
obiettivo minimo per una società che dopo sei lunghissime stagioni non assapora la soddisfazione di trovarsi nell’aristocrazia del calcio continentale.