Mister Spalletti, le nuvole vanno diradate

Ragazzi, quei troppi passaggi all’indietro…

Buongiorno nerazzurri! Si, è vero che per ora siamo più neri che azzurri, e qualche argomento di discussione è più che giustificato, ma è solo l’alba. Se ci affacciamo alla finestra e non vediamo sole ma nuvole, dobbiamo attendere che si diradano. Ma le nuvole che annebbiano l’Inter vanno diradate pedestremente e mentalmente, al più presto, ed è compito prima del mister Spalletti, poi dei giocatori. Analizzando senza troppi preamboli la partita col Toro, ammetto che c’è ancora un dettaglio tra gli altri da limitare con decisione, e dà molto fastidio: troppi passaggi all’indietro!

Imparare l’arte delle grida

In particolare, il numero delle volte in cui si è chiamato in causa Handanovic, è stato decisamente eccessivo soprattutto per le volte che è sembrato ingiustificato. Non si può, non si deve giocare palla all’indietro in assenza di un avversario A MENO DI 5 METRI, perchè è facilmente interpretato dall’avversario stesso come sintomo di insicurezza, se non di paura. Sensazione che genera in qualsiasi avversario, anche il meno quotato, una spinta supplementare indotta da ottimismo sulla possibilità di recuperare o anche vincere la partita. Ingiustificato lo è, perchè per tutto il primo tempo l’Inter ha mostrato quello che dovrebbe essere il suo standard, suscettibile di netti miglioramenti. Ha messo all’angolo il Torino, con trame di gioco valide, dinamismo e velocità nel giro palla. Ma nell’intervallo si sarà guardata allo specchio deformante, trovandosi inspiegabilmente davanti quella più sbiadita dello scorso campionato post natalizio. E Spalletti dov’era? Perchè non ha iniziato a sbraitare e gesticolare stile Conte, Mourinho, Allegri, o (viaggiando nel tempo…) imitare l’arte  delle grida e del fischio del buon Trap?

L’Inter vuole il ruggito del leone

Mister Spalletti è stato, rimane un ottimo allenatore, con ottime basi tecniche e teoriche, ma le sfuriate da teatro calcistico non sono nelle sue corde, inutile negarlo. E l’Inter, invece, è da sempre squadra e società, assieme al pubblico, che per rendere al meglio non ha bisogno non del belato riflessivo e composto del direttore. Vuole udire il ruggito del leone che dagli spalti sommerge l’avversario. Vuole volare sulla spinta agonistica di giocatori spronati, vuole che al momento opportuno arrivino anche dalla panchina squilli di tromba, e scattino le molle della vittoria.

No, per favore, quel Lautaro a 90” dalla fine…

Abbiamo visto Sabato Insigne, a Napoli, aizzare il pubblico per accompagnare la squadra alla rimonta e alla vittoria contro il Milan. E il pubblico napoletano non si fa pregare, ma non si farebbe certo pregare nemmeno quello di S.Siro se adeguatamente sollecitato. Abbiamo memoria di nostri giocatori o allenatori che abbiano acceso lo stadio, dopo Mourinho? No. Ma sarebbe il caso di iniziare a farlo, caro Luciano Spalletti, e devi trovare la formula per dare fuoco alle polveri dell’entusiasmo. Altrimenti, a metà partita continuiamo a spegnere la luce e lasciamo che l’accenda l’avversario, anche se si chiama Sassuolo o, con tutto il rispetto, Torino. E per favore, non si insista in certi cambi senza logica come quello di buttare dentro Lautaro a 90 secondi dal termine, perchè così non si ottiene un pubblico che si spella le mani, ma se le mette in bocca per fischiare. Un giocatore del livello e del talento già acclarato di Martinez, non và mortificato con un ingresso a fischietto dell’arbitro già in bocca. Dai, correggiamo queste sbavature e iniziamo a correre, urlare e vincere arrabbiati e contenti!