Inter, perché escludere Gagliardini dalla lista Champions è un errore

Inter, Gagliardini ufficialmente escluso

L’Inter, pochi minuti fa, ha diramato la lista dei calciatori che parteciperanno alla Champions League 2018/19. Nessuna “sorpresa” dell’ultima ora, i nomi sono quelli ampiamente annunciati dai giornali e dalle televisioni nei giorni scorsi. Fuori Gagliardini, Joao Mario e Dalbert, dentro Candreva. Tra queste, è l’assenza di Gagliardini a fare rumore, se non altro perché non c’è nella lista un calciatore con le sue caratteristiche.

Spalletti ha scelto Matias Vecino, ha scelto il “tutto” invece del “certo”. Ha scelto un centrocampista totale invece di un interditore. Scelta corretta? Lo dirà il campo. Ci vorrà ancora qualche giorno per vedere la compagine nerazzurra battagliare con le grandi d’Europa, nell’attesa quindi cerchiamo di capire perché non portare l’ex atalantino sia, a tutti gli effetti, un errore.

Analizziamo in primis le caratteristiche dei due contendenti, partendo da quello scelto da Spalletti. Vecino è un centrocampista in grado di fare tutto, senza eccellere in niente. Si tratta quindi di un calciatore con modeste capacità offensive, modeste attitudini difensive, modesta visione di gioco e piedi modesti. Insomma, un centrocampista modesto. Gagliardini, nonostante i suoi frequenti svarioni, ha un compito ben definito in campo, e lo sa interpetare tutto sommato in maniera diligente: fare interdizione, recuperare palloni in sostanza. Vecino questo non sa farlo ed è una lacuna gravissima, considerando che deve giocare con Brozovic, in una mediana a due. Marcelo, che è un regista, ha bisogno di un centrocampista al suo fianco che faccia il lavoro sporco, che pressi e rubi palloni, che lo complementi. L’unico con queste caratteristiche in rosa, come già detto, è Gagliardini. Viste queste premesse, perché lasciarlo fuori? La “scusa” dei paletti del ffp non regge: Vecino e Gaglia sono stati acquistati, milione più, milione meno, per la stessa cifra.

I campanelli d’allarme ignorati

L’Inter ha disputato le prime due partite di campionato con la mediana composta da Brozovic e Vecino. La stampa sportiva, e i tifosi, hanno subito individuato nel centrocampo il vero problema della truppa guidata da mister Spalletti. I due infatti non riuscivano a supportare la difesa né a dare il giusto sostegno all’attacco. Insomma, erano quasi “inutili”. O, per essere più gentili, funzionavano male insieme.

Poi è arrivato il Bologna, il tecnico toscano ha cambiato e ha fatto fuori Vecino per Gagliardini. Il centrocampo – chissà perché – è diventato finalmente una “creatura pensante”. Gaglia ha chiuso molte linee di passaggio ai pariruolo bolognesi, ha recuperato diversi palloni, insomma, ha dato sostanza al centrocampo. Brozo invece è stato libero di impostare, senza doversi preoccupare di altro. Certo, qualche pallone di troppo è stato perso, ma il reparto quanto meno ha cominciato ad avere un senso logico. E questo perché, fin da quando la palla ha cominciato a rotolare e qualcuno ha iniziato a dargli dei calci, un regista ha avuto bisogno di un incontrista al suo fianco. Brozovic ha bisogno di Gagliardini, o almeno di uno con le sue caratteristiche. Del resto, Pirlo aveva Gattuso, Modric ha Casemiro, Xavi aveva Busquets. Insomma, la storia è piena di precedenti. Quindi perché non tener conto di ciò, con due calciatori sicuramente meno talentuosi di quelli appena citati? Forse un motivo c’è.

L’asso nella manica

L’Inter ha acquistato, in questa sessione di mercato, un calciatore che può essere tranquillamente definito un jolly. Si tratta, ovviamente, di Kwadwo Asamoah. L’ex juventino ha già giocato in vari ruoli: quinto di centrocampo, terzino sinistro, esterno alto e, nel precampionato, centrocampista centrale. Spalletti stesso ha benedetto, ai tempi, l’ipotesi Asamoah nel centrocampo a due grazie alla sua duttilità e alle prestazioni sfoderate in quel ruolo. Ruolo nel quale si è distinto per l’attitudine a rubare palloni e per l’abilità di riuscire a liberarsi efficacemente di essi, facendoli giungere con estrema precisione al regista di turno.

Tutto ciò che manca all’Inter con l’esclusione di Gagliardini. Se dovesse esserci Asamoah ad affiancare Brozovic, almeno in qualche partita, l’assenza dell’ex atalantino avrebbe, forse, un senso. In caso contrario Spalletti avrebbe a che fare con un handicap, anche abbastanza grave, causato dalle sue scelte. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, si dice. Nessuno vuole arrivare a tanto, il campo però dirà se ha ragione Spalletti, o no.