La quarta giornata di campionato manda in scena Inter-Parma, un match per il quale alla vigilia. dalle parti di Appiano, nessuno ha sentito l’esigenza di non dormire sonni tranquilli. E invece contro gli emiliani succede il patatrac, con i nerazzurri che incassano la sconfitta per 1-0 con gol del prestato Dimarco; uno che, vista la penuria di terzini, avrebbe fatto comodo a Spalletti.
Proprio il tecnico toscano, al termine della partita, ha recriminato per un rigore solare non concesso dall’arbitro per fallo di braccio di Dimarco (sempre lui). A noi pare riduttivo che, siccome le partite durano 90 minuti, si debba parlare solo di un rigore non dato, come se questo fosse la panacea di tutti i mali. Come se questo servisse, almeno in parte, a riabilitare i nerazzurri.
Sarebbe interessante, invece, fermarsi a riflettere perché una corazzata come l’Inter perda in casa contro una neopromossa. Perché una squadra che ha messo a segno colpi ad effetto durante l’estate abbia raccolto la miseria di quattro punti in altrettante partite. Tanti quanto il Parma, la neopromossa, che si deve salvare. Insomma: l’Inter ha una media da retrocessione.
Tutte le attenuanti del caso, ma i nerazzurri, se vanno in Champions con questa mollezza, verranno triturati come carne da macello. Urge un’inversione di tendenza. Una scintilla, un elettroshock, qualcosa che riporti l’energia della vita. Perché questa quadra sembra morta. Spalletti non può tirare in ballo un rigore non dato: sembra una burla. “Un perdente trova sempre una scusa, un vincente trova sempre una soluzione”. Non bisogna cadere in questo circolo del vittimismo. È probabile che Spalletti sia un vincente. E per il bene dell’Inter è bene che lo dimostri subito.