(Inter News) Ormai non passa partita senza che, all’annuncio delle formazioni, quando lo speaker di San Siro legge i nomi delle riserve, un boato di fischi si alzi al nome di Joao Mario. La gente nerazzurra non gli ha perdonato quella incredibile intervista del maggio scorso: “Tornare a Milano? Non voglio riprovarci, mancherebbe la motivazione necessarie. E’ un’esperienza conclusa, zero dubbi. Troppa pressione su di me per i 45 milioni pagati per il mio cartellino? Macchè, io valgo questa cifra. È quello che spesero, quindi sì. E non ho mai accusato alcun tipo pressione, sono sempre stati discorsi provenienti dall’esterno. Io sono convinto del mio valore e so di valere questi soldi.”
Dopo quelle parole e dopo l’intero mercato passato vanamente alla ricerca di una sistemazione in un altro club senza bagni di sangue per le casse nerazzurre, il portoghese è tornato, suo malgrado, agli ordini di Spalletti come tutti gli altri.
Come sempre la panchina si rivela la medicina migliore per i mal di pancia di giocatori con le idee un po’ confuse. E stasera, intervistato da Sky Sport, Joao Mario sembra dimostrare di aver capito la lezione. Tornando su quella intervista dice “Farla è stata una cosa poco intelligente. Quest’anno sono tornato con la testa pulita e la voglia di mettermi a disposizione. Sono rimasto qui ed è la cosa più importante per me. Ora devo ritrovare la condizione per aiutare la squadra”.
Il riconoscimento della inutilità di quelle frasi è il primo passo verso la redenzione. La voglia di mettersi a disposizione e l’importanza di essere rimasto…bhe prendiamole come un atto di pentimento un po’ tardivo, e sulla cui spontaneità si potrebbe discutere per lungo tempo. Vediamo il bicchiere mezzo pieno e dunque un giocatore che capisce di averla fatta grossa e fuori dal vaso, che si presenta con la testa cosparsa di cenere al suo pubblico.
Per il perdono occorre che alle parole seguano i fatti. L’ultimo evento in campo che i tifosi ricordano di Joao Mario è il gol clamoroso sbagliato nel derby di coppa Italia nello scorso dicembre. Tocca a lui adesso dimostrare che quel giocatore non c’è più, e non c’è più neanche quello dell’intervista. Le qualità non gli mancano, le tiri fuori, insieme agli attributi, appena Spalletti gli darà l’occasione. Il perdono arriverà solo in quel momento ma sarà pieno e di grande soddisfazione ed i fischi si trasformeranno in incitamenti.
Fonte Sky Sport