(Inter News) Con tutto quello che si può dire di una partita di calcio e di un fallo di mano in particolare, l’argomento tirato fuori da Antognoni è stato davvero inusuale. Quella dei polpastrelli è stata un’uscita insolita, che ha fatto discutere e sorridere, sui giornali ed in casa nerazzurra. Il rigore c’era, hanno voglia ad addentrarsi sull’anatomia a Firenze,così come c’era quello causato dall’ulna di Di Marco che colpì il pallone sulla linea di porta del Parma. Potremmo citare anche qualche omero e qualche radio protagonisti di rigori negati all’Inter negli ultimi tempi, per completare la lezione di anatomia calcistica, ma non è il caso.
Che strano, i polpastrelli, parola e immagine di certo non ricorrente nel calcio, eppure… eppure i tifosi nerazzurri con la mente più allenata dovrebbero ricordarsi di altri meravigliosi polpastrelli, quelli di Julio Cesar in azione nella parata più preziosa e spettacolare che un portiere dell’Inter abbia fatto negli ultimi decenni.
Una immagine cult, quel volo lungo, interminabile come il sospiro dei tifosi davanti alla TV con i rosari in mano, quel volo che non finiva mai come nei cartoni animati, sulla sua destra per arrivare proprio con i polpastrelli a deviare la saetta di Messi al 32mo del primo tempo di quel Barcellona Inter.
Benedetti quei polpastrelli, vita natural durante! E benedetto sempre Julio Cesar, che volò oltre ogni possibilità umana per arrivare a togliere dalla porta quella che sembrava una sentenza. Perché se non avesse volato più del tempo, più del vento, più delle preghiere, più del sogno di Messi, quel pallone non l’avrebbe mai preso. E se non l’avesse preso quella semifinale avrebbe avuto tutt’altra storia, e anche l’Inter, quasi certamente.
Caressa introdusse la partita con una entreè rimasta negli annali: “Oggi è il giorno segnato dal destino delle loro vite…quella che volge al crepuscolo deve essere la sera della gloria”. Il destino e la gloria si tinsero di nerazzurro, quella sera di otto anni fa, soprattutto per merito dei polpastrelli di Julio Cesar.
Chissà se Giancarlo Antognoni vide quella partita e quella parata. Nonostante il nome altisonante in letteratura i polpastrelli di Vitor Higo non passeranno alla storia, li c’è posto solo per quelli di Julione.