PSV-Inter si è già giocata diverse volte nella storia della Champions League, ma la partita che ci interessa in questo caso, è quella che si è giocata nel 2007. Era il 12 dicembre di quell’anno e l’Inter arrivava a Eindhoven da qualificata agli ottavi di finale. Agli olandesi invece serviva una vittoria per sperare nella qualificazione. Vittoria che non arrivò, poiché Julio Ricardo Cruz segnò il gol che fissò il risultato sullo 0-1.
In quel match, affrontato dall’Inter con una formazione rimaneggiata causa turnover, c’erano diverse meteore in campo, come ad esempio Francesco Bolzoni, mediano di rottura molto simile a Gattuso, che partì titolare ed oggi gioca nel Bari in Serie D. In panchina c’erano Esposito, Federici e Gabriele Puccio. Quest’ultimo ebbe la fortuna di entrare in campo.
Ed è proprio di lui che parleremo oggi, poiché la Gazzetta dello Sport l’ha intervistato per permettergli di raccontare le sue emozioni. Ecco le sue parole: «Non mi aspettavo di esordire in Champions. Poi era una partita delicata, loro dovevano vincere per forza per passare il turno. Lo stadio era una bolgia, un’atmosfera incredibile. È stata un’emozione unica, purtroppo oggi devo dire irripetibile».
Già, irripetibile, perché quel PSV-Inter sarà l’unica sfida di livello che Puccio giocherà nella sua carriera. Il perché di questo “tracollo” li spiega lui stesso: «Scelte sbagliate e infortuni nei momenti cruciali hanno messo fine al mio sogno». Ne è piena la storia del calcio di carriere interrotte ancor prima di nascere proprio a causa di queste cose.
Intanto però lui oggi gioca nella Pro Sesto, in Serie D, ma non può far a meno di ricordare quella partita: «Aveva tanti fogliettini per le palle inattive. Dovevo entrare e comunicare ai grandi che dovevano cambiare posizione. Mancini mi parlavama ero frastornato. Poi mi fa: “hai capito?”. Io: “più o meno”. E lui: “ok, entra e gioca…”». In quella partita, inoltre, c’è stato lo sliding door della carriera di Puccio: «Chiesi l’uno-due a Suazo. Ero solo, ma lui invece di restituirmi palla calciò…». Chissà come sarebbe andata se l’honduregno gli avesse restituito il pallone invece di calciare. Purtroppo non lo sapremo mai…