La confessione schock dell’ex Liverpool : “ho ucciso tante persone”
Extra Inter: Liverpool, i drammatici ricordi di un campione
(Extra Inter Liverpool) E’ uscita oggi sul sito inglese di The Guardian un’intervista scioccante con un campione del Liverpool campione d’Europa a Roma nel 1984. Bruce Grobbelaar, il portiere che ipnotizzò i rigoristi giallorossi con le sue mosse clownesche si è raccontato senza nascondere niente del suo passato drammatico.
I ricordi di Grobbelaar inizino nel 1975, quando aveva solo 18 anni e si trovò arruolato nell’esercito del suo paese, lo Zimbawe per la guerra civile che si stava combattendo in Rhodesia. L’ex campione dei Reds confessa di aver ucciso, più volte.
“Era il crepuscolo e quando il sole inizia ad affossarsi vedi le ombre tra i cespugli .Non riesci a riconoscere granché finché non vedi il bianco degli occhi dei soldati. O vivi tu o loro. Spari, vai a terra e c’è uno scambio di proiettili. Poi senti delle voci che ti dicono ‘Caporale, mi hanno colpito!’ e fai per zittirle, altrimenti vieni ucciso tu e gli altri. Quando cessa il fuoco vedi corpi a terra dappertutto. La prima volta tutto quello che hai nello stomaco ti risale fino alla bocca. Quanti ne ho uccisi? Non posso dirlo. Ho ucciso tante persone e per questo ho sempre vissuto la mia vita giorno per giorno. Posso solo pentirmi di quello che ho fatto, ma non posso cambiare il mio passato”.
I Reds dopo la guerra
Grobbelaar, dopo altri ricordi drammatici di quegli anni, “ammette di aver rischiato di finire in depressione come altri soldati che decisero di suicidarsi … Nel 1979 quando la guerra finì, l’ex portiere andò in Canada ai Vancouver Whitecap fino all’approdo al Liverpool l’anno successivo con cui vinse 6 Premier League, la Coppa dei Campioni del 1984 contro la Roma oltre a 3 Coppe d’Inghilterra.
La tifoseria mi chiamava Jungleman, uomo della giungla . Dicevano che non ero bianco, che ero un nero con la pelle bianca. Il calcio mi ha davvero salvato dalla depressione e ha allontanato i pensieri oscuri della guerra”.
Fonte The Guardian