“Abbiamo iniziato a lavorare nell’ultima fase dello scorso campionato, a marzo, quando Davide era parecchio giù per i motivi che sappiamo. Ogni volta che Santon toccava palla, San Siro lo fischiava. Il procuratore mi contattò per aiutarlo a livello mentale”. Intervistato ai microfoni di ForzaRoma.info, il Professor Stefano Tirelli, ha raccontato così l’inizio della sua avventura come mental coach di Davide Santon.“Quando abbiamo iniziato Davide era molto demotivato: l’ambiente interista non era dei migliori, lui era diventato il capro espiatorio di una squadra che otteneva risultati altalenanti”, continua Tirelli.
A cosa era dovuto il blocco mentale di Santon?
“La realizzazione in positivo o in negativo di una performance viene sempre determinata da una serie di fattori. Davide è esploso all’Inter in una condizione ambientale molto favorevole, quando giocava nella super squadra di Mourinho. Gli anni successivi in nerazzurro sono stati per l’Inter un’altra storia: le dinamiche interne a livello societario, poi i cambi di allenatori che non hanno dato tanta fiducia al ragazzo, e gli infortuni hanno determinato nel periodo negativo del terzino”.
Tra l’Inter, il Newcastle.
“La parentesi in Premier League per lui è stata molto positiva. Ha collezionato una serie di partite importanti: ma il problema è che quando ti trovi in una situazione ambientale così confusa come è stata l’Inter del post Triplete bastano delle prestazioni al di sotto delle potenzialità che in Italia accade spesso che ci sia un capro espiatorio. Davide è un bravissimo ragazzo, una persona a modo ed è molto sensibile: percepisce molto le dinamiche intorno a sé. Lavoriamo a livello mentale per fargli trovare interiormente le proprie sicurezze e le proprie convinzioni, non aspettandosi dall’ambiente delle risposte di un certo tipo”.
È arrivato a Roma tra lo scetticismo generale.
“Santon ha lasciato l’esperienza Inter con tristezza, ha vissuto tantissimi anni in nerazzurro e si sentiva un veterano del club. Adesso ha scoperto una città bellissima, che conosceva poco. Si trova molto bene a livello di società, così come con l’allenatore. Stima molto Di Francesco, gli riconosce delle capacità importanti. In più ci sono stati una serie di eventi e di elementi che insieme stanno determinando quello che è l’inizio di una rinascita”.