Enrico Mentana, direttore dal giugno 2010 del TG La7 e tifoso interista, si è concesso in una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Il conduttore ha parlato ovviamente dell’evento che ha presentato a Trento, dove si sono rievocati i ricordi del Triplete nerazzurro.
«A Trento, oltre ad aver finalmente incontrato Milito, ho rivisto tutti i gol di quella stagione. Appena finito, avrei ricominciato ». Sul palco del Festival dello Sport ha definito il Principe «l’uomo che mi ha fatto godere di più nella mia vita».
Che giocatore era Diego? «L’anno del Triplete segnava anche dagli spogliatoi. Faceva gol incredibili, tipo quello in finale di Coppa Italia alla Roma: balisticamente impossibile. Quando rivedevi le sue prodezze dicevi “come ha fatto?”. E poi il 2-0 di Madrid è stata l’emozione più forte. E la consacrazione di un campione».
Come si capisce che una stagione può diventare storica? Basta una rimonta come quella col Tottenham? Nel 2010 quando accadde? «Se devo scegliere un istante preciso, dico la vittoria a Stanford Bridge in casa del Chelsea. Ho avuto la fortuna di esserci anche lì. Il gol di Eto’o ha segnato la svolta della stagione. Quella è stata la partita della consapevolezza, la prima volta in cui l’Inter ha ingranato da squadra che poteva vincere tutto».
Spalletti le ricorda in qualcosa Mourinho? «Assolutamente no. Entrambi hanno tante qualità, ma sono molto diversi tra loro. Non sono accostabili». Nostalgia per la squadra di allora, paragonandola agli interpreti attuali? «L’Inter di oggi ha tanti bravi giocatori, ma quella del 2010 era composta da grandissimi campioni. Molti di loro ancora sarebbero utili e farebbero la differenza in campo. Anche nell’attuale condizione fisica…».
Anche senza Maicon e Zanetti, dove può arrivare l’Inter di Spalletti? Può essere l’anti-Juve? «Il tifo è grande, ma resto un giornalista intellettualmente obiettivo: la Juve è la più forte di tutte, mi pare evidente. Anche il Napoli mi sembra un gradino sopra, mentre con tutte le altre l’Inter è alla pari o superiore».
E in Champions? «È una competizione particolare, dove tante volte può venir fuori una sorpresa. Basti pensare al Psg che in avanti ha campioni incredibili e comunque da anni fa fatica ad arrivare in fondo…».
Tra 10 giorni ci sarà Inter-Barcellona. Si può fermare Messi? «In una partita secca e a San Siro
l’Inter può battere il Barcellona. I catalani poi non sono più imbattibili come qualche anno fa. L’importante comunque è passare il turno. Poi dai quarti in poi, meglio se ancora più avanti, sarebbe bello trovare la Juve e regolare i conti lì nelle sfide a eliminazione diretta».
Per adesso bisogna fare i conti col Milan: quale derby porta nel cuore? «Un 5-2 al Milan in cui segnarono Corso e Mazzola. All’andata avevamo perso 3-0, era la Grande Inter. Ho avuto la fortuna
di godermi dal vivo due squadre straordinarie, quella degli anni Sessanta e quella del Triplete».
Sarà anche Icardi contro Higuain. «Due campioni, di cui uno però molto più giovane. Higuain tutte le volte deve confermare di essere sempre Higuain. Icardi invece è un cobra, a volte sembra che sonnecchi e poi quando non te lo aspetti piazza il morso decisivo. Quella tra i due argentini sarà una grande sfida, ma non ho mai visto una squadra vincere per un solo giocatore. L’importante sarà giocare bene per fare risultato».
Mauro è il miglior centravanti della Serie A? «Sicuramente è uno dei più forti, ma vedo anche altri grandi attaccanti in giro. Non sono invidioso per natura, ma se potessi uno come Mandzukic lo ruberei di notte alla Juve…».
Fonte: Gazzetta dello Sport