Il derby, ormai da qualche tempo, sta diventando un vero e proprio scontro tra proprietà. Nella passata stagione è stata la volta delle stracittadine cinesi, Suning da una parte, Yonghong Li dall’altra. Da qualche mese il cinese rossonero è sparito dalla circolazione ed il suo posto in proprietà è stato preso da Elliott, una sorta di banca interessata ad affari ad alto rischio che l’estate scorsa prestò i soldi a Li.
L’Inter invece è ancora saldamente nelle mani di Suning che, anzi, nelle prossime settimane è pronta a rilevare l’ultima quota di azioni in mano all’ormai ex presidente Erick Thohir per diventare l’unica proprietaria del club nerazzurro. Si assisterà quindi ad uno scontro tra potenze economiche stratosferiche.
Suning, partiamo dalla squadra che giocherà la partita in “casa”, è una multinazionale cinese che fattura (dati 2018) 63 miliardi di euro l’anno. E’ in continua espansione (+15 miliardi rispetto al 2016), e solo il fatturato vale più del pil di nazioni come Uzbekistan, Oman e Kenya. Insomma, si tratta di un colosso che si riflette sul patrimonio del proprietario Zhang Jindong: è il 13º uomo più ricco di Cina.
Il fondo Elliott che, ad oggi, rappresenta la proprietà del Milan, esce sconfitto dal derby tra le superpotenze contro Suning. Già perché il fondo speculativo può contare su un patrimonio di 35 miliardi di euro, poco più della metà del fatturato della multinazionale cinese solo del 2018.
Paul SInger, capo di Elliott, ha un patrimonio netto di 3,2 miliardi di dollari, contro i 7,2 di Zhang Jindong. Quindi in campo ci saranno 10,5 miliardi di dollari a darsi battaglia sul campo, oltre al valore delle rose e degli ingaggi percepiti dai calciatori e dai mister. Insomma, sarà una sfida infuocata, dentro quanto fuori dal terreno di gioco.