Home » La mutazione di San Siro in 180 secondi, una carezza per un gol

La mutazione di San Siro in 180 secondi, una carezza per un gol

Inter News:Inter Barcellona, una guerra vera

(Inter News) Come Vittorio Veneto dopo Caporetto. Così si può riassumere la partita dell’Inter contro il Barcellona prendendo a prestito lo spunto storico del centenario della vittoria celebrato in questi giorni. E’ stata una guerra ieri sera a San Siro, di nervi e di schieramenti, uno possente, consapevole della propria grandezza, spavaldo. L’altro anch’esso consapevole ma della propria inferiorità tecnica, della necessità di fare della fisicità e della volontà feroce l’unica linea del Piave da utilizzare per non soccombere.

Il Barca faceva paura, tutte le volte che riconquistava palla, spesso anche su errori dei ragazzi di Spalletti quasi intimoriti nel primo tempo di fronte a tanta bellezza calcistica. C’era un alleato alle loro spalle: San Siro, i 78 mila fanti venuti a fare diga, nel ricordo di vittorie ormai lontane ma mai dimenticate.

San Siro protagonista: un film di 180 secondi

Il pubblico di San Siro è stato il protagonista vero di ieri sera, insieme ai ragazzi sul campo. E per dimostrarlo, al di là del tifo incandescente fin dall’arrivo del pullman allo stadio, si riguardino e si rivivano quei pochi momenti intercorsi tra i due gol.

Ci sono tre piccoli grandi film della durata di 60 secondi ciascuno più o meno da riproiettare per capire.
Malcom segna all’83mo. San Siro è come un pugile suonato da un gancio micidiale. Un minuto, forse meno, mentre il Barca esulta, per tirare giù tutti i Santi del Paradiso, per pensare “proprio lui, doveva venire da noi, non ha giocato quasi mai, ora arriva qui e ce la mette dentro” Stop. Fine del primo spezzone all’84mo.

85mo. L’Inter torna verso il centrocampo per riprendere il gioco e qui scattano i secondi 60 secondi, quelli emotivamente più belli ed intensi. Mentre in altre occasioni dai loggioni del Meazza si sarebbero levati i brontolii tanto conosciuti e tanto odiati, ieri sera è partito un applauso forte, vero,  i più attaccati ai colori lo potranno definire commovente senza paura di sbagliare.

La carezza ai ragazzi

Come una carezza di un padre ad un figlio per dirgli “ci sono, sono con te, rialza la testa e vai”. L’evoluzione del Meazza sta tutta qui. Gli applausi al posto del “vaffa”che qualche anno fa avrebbe accompagnato i primi a lasciare gli spalti anzi tempo, convinti che la sentenza fosse già scritta. Il miracolo della Champions, San Siro ha capito, San Siro c’è eccome se c’è.

Quell’applauso forse è durato meno di 60 secondi, perché la gente ci ha creduto, come i ragazzi. Merito dei ricordi dei gol con il Tottenham e nel derby, o forse merito dell’incanto di una serata che non poteva, non doveva finire con quel gol di Malcom, quella carezza, siamo all’86mo circa, si è trasformata in un’esplosione di tifo violento, struggente.

Nei 60 secondi che seguono quel che è successo lo sappiamo tutti, il tempo di far arrivare la palla a Lautaro, la sua pettinata al pallone, Vecino, Maurito e poi ….87mo. fine del film.