(Inter News) Non ci sono più i Beppe di una volta
(Inter News) Panta rei dicevano nell’antica Grecia, tutto cambia, ed avevano ragione. Le stagioni non sono più quelle di una volta, come il prezzo della benzina o il linguaggio dei giovani, tanto per citare alcune tra le banalità più ricorrenti nella vulgata popolare. Abbiamo fatto il callo a tutto ormai, lo faremo anche nel vedere Marotta seduto sulla poltrona che fu di Prisco. Due personaggi legati solo da quel nome classico e un po’ in disuso, Giuseppe che diventa Beppe per comodità e consuetudine tutta italiana.
“Il calcio è strano Beppe” suole ripetere Fabio Caressa a Bergomi. Un altro Giuseppe che ha fatto la storia dell’Inter anche se molti oggi non lo ricordano, intenti a inviperirsi per qualche commento troppo asettico o poco benevolo nei confronti della sua maglia. E’ strano davvero il calcio. Per molti interisti non sarà facile restare indifferenti all’arrivo in Corso Vittorio Emanuele di uno dei dirigenti più vincenti degli ultimi decenni, i commenti di questi giorni sui social lo testimoniano alla grande.Effetto ancora una volta di Calciopoli, di qualche gesto o di qualche intervista difficili da dimenticare. Di certo per lo meno all’inizio di questa esperienza, Beppe Marotta porterà nelle stanze dove l’avvocato Prisco ha regnato per oltre mezzo secolo un odore di juventinità difficile da cancellare in poche ore.
Qualcuno potrebbe parlare di reato di lesa maestà. Beppino Prisco forse sarebbe stato il primo a farlo, forte del suo spirito pervicacemente nerazzurro e della sua competenza giuridica. Se ci fosse ancora lui ad accogliere Marotta lo farebbe con grande eleganza e signorilità come era nel suo personaggio. Ma dopo la canonica stretta di mano sarebbe andato davvero a contarsi le dita, magari al riparo dalle telecamere.
La firma di un contratto non cambia la storia di una esperienza, o comunque occorre del tempo prima che il ricordo di quello che fu venga smaltito nel dimenticatoio. I tifosi più avvezzi alla modernità ed alla semplificazione sbandierano con enfasi il teorema del “che ce frega, ci farà vincere come ha fatto alla Juve”, dimenticando elementi non secondari dell’economia calcistica e non avendo chiara la probabile impossibilità di ripetere modelli vincenti in presenza di condizioni del tutto diverse.