(Inter News) Quando il 20 maggio scorso Vecino la mise dentro all’Olimpico la gioia sconfisse ogni paura, la Champions tornava a colorarsi anche di nerazzurro dopo tanti anni. La paura di vivere altri mesi guardando gli altri in TV a metà settimana. Il terrore di dover rimpiangere ancora a lungo le scariche di adrenalina che arrivano da una musica sparata a palla dagli altoparlanti di San Siro. La paura di non vivere più momenti di paura.
Momenti come quelli che iniziano oggi, con il Frosinone. Qualcuno potrebbe definirlo la quiete prima della tempesta e non sbaglierebbe,a patto ovviamente di non vivere la serata di stasera con troppa quiete, pensando già alla tempesta che ci arriverà contro fin da mercoledì prossimo a Wembley,e poi all’Olimpico, e poi allo Juventus Stadium e poi il PSV Eindhoven.
Abbiamo passato serate indimenticabili, con il Beer Sheva e l’Hapoel, non tanto per i risultati di quelle partite quanto per il semplice fatto di averle dovute affrontare, mentre la nobiltà europea del calcio era in tutt’altre faccende affaccendata.
Sono trascorsi anni in cui i tifosi nerazzurri a metà settimana somigliavano più a disadattati, ad emarginati in un mondo che fino a pochi anni prima era ai loro piedi. Gli psicologi in quei periodi hanno visti schizzare i loro fatturati alle stelle, dovendo curare le crisi di personalità di migliaia di appassionati del Biscione incapaci di uscire dal tunnel della depressione in cui li spingevano Gasperini e Schelotto, Forlan e Ricardo Pereira, Gargano e Rocchi. E molti di quegli psicologi erano pure juventini e milanisti. Solo questo rende l’idea di quanto abbiamo sofferto.
Ora siamo pronti a vivere quello che si temeva di non poter più vivere, abbiamo voluto la bicicletta ora non resta che pedalare a più non posso. Stasera i gialloblu di Longo saranno l’ultimo momento di normalità. Una normalità peraltro pericolosa, un antipasto da prendere con le molle senza pensare alle portate successive.
E poi via al banchetto delle emozioni forti, quelle che aspettavamo da troppo tempo, quelle da vivere con il cuore in gola, con i defibrillatori vicini vicini, pronti ad entrare in funzione alla bisogna.