Calciopoli e il processo doping: questi due dei temi scottanti trattati da Gianluca Vialli nella lunga e interessante intervista rilasciata al Corriere della Sera. Si parte dalla gestione Luciano Moggi, che costò alla Juve la serie B, sulla quale l’ex centravanti si esprime così: “Quella Juve avrebbe potuto vincere 6 o 7 scudetti su 10, rispettando le regole. Ma poi la gola ha fatto sì che tentasse di vincerli tutti, non rispettando le regole“.
Ma lei ha mai avuto la sensazione che gli arbitri vi favorissero?
“No. Ne ho anche discusso con i colleghi. Vede, un calciatore tende sempre a pensare che gli arbitri stiano complottando contro la sua squadra. A volte diventa uno sprone a reagire e dare il meglio”.
Lei fu testimone al processo per doping. La Juve fu assolta, ma venne fuori un largo uso di farmaci.
“Posso parlare per me. Avrei potuto vivere più serenamente quella vicenda, come altri colleghi. Non ce l’ho fatta. Fu un’ingiustizia”.
Zeman indicò lei e Del Piero.
“Non voglio riaprire vecchie polemiche. È possibile discutere se sia meglio per una distorsione dare il Voltaren, o andare 15 giorni in montagna a riposare. Non è possibile mettere in dubbio i risultati di una carriera. All’inizio ci ho sofferto. Poi ho capito che se ti preoccupi di quello che pensano gli altri appartieni a loro”.
Alla Juve prendevate anche la creatina.
“Per qualche mese. Come tutti. Lecitamente”.