Quel numero che sulla ruota di Torino esce raramente…
Un’Inter alla ricerca di numeri, anzi di un numero…2
Sulla partita che si avvicina, Juve-Inter, posso agganciare le mie speranze ad un solo appiglio: la storica pazzia interista, che più di una volta, anche quando il divario era più netto, ha trovato in 90 minuti una strana (pazza, appunto) voglia di rompere le uova nel paniere ai ronaldizzati. Per tutto il restante, oggi non accenderei nemmeno una discussione sull’esito di quella partita, nella constatazione di una innegabile superiorità bianconera su tutte le altre. Resta vivo il filo illogico della rotondità del pallone e della possibilità (oggettivamente remota) di un’Inter alla ricerca di numeri, anzi di un numero.. 2. Ma si tratta di un numero che sulla ruota di Torino esce raramente.
Le dichiarazioni post partita: si, siamo pazzi.
Un’Inter alla ricerca di numeri. Forse anche questi? “sono convinto che possiamo fare risultato pieno anche in casa della Juventus“, le parole di Joao Mario che fanno fischiare le orecchie. Ottimo proposito, ci mancherebbe ma, caro Joao, sai benissimo che stai camminando sul filo di lana. Se arrivi in fondo hai vinto l’Oscar come ambasciatore della pazza, ma ricorda che quel filo di lana lo faranno ballare come in un sisma del 7° grado Richter. E se cadi? Sai cosa trovi dopo la caduta, vero? Una settimana di infernali e ferocissimi sfottò ti pioveranno addosso dai social e non solo, ma questo sarebbe il minore dei mali. Il maggiore sarebbe non la bandiera bianca per la prima posizione, già ipotecata, ma il fiato rovente sul collo delle quarte e quinte dietro l’Inter terza. Sei sicuro che te lo puoi permettere? Io non credo sia opportuno osare con le parole, in dichiarazioni post partita appena conclusa su un pari non proprio limpidissimo. Visto soprattutto che, sul campo, il verbo osare avete mostrato di ignorarlo per eccesso di timori reverenziali, ma è vero, chi non risica non rosica…
…tantomeno contro chi rischia decisamente poco
La differenza tra Inter (non solo) e Juventus la vediamo ormai sui campi da 14 giornate in questo campionato. E’ una differenza basata in buona parte sulla bravura, fuori discussione, dei gobbi in campo, ma anche in discreta parte dal divario mentale. Un’impostazione nata da anni in una società che, raggiunto il top con un organico di primordine, marcia in quinta con regolarità sostituendo un pezzo o 2 alla volta. Senza pit stop, raramente usando i freni se non in Europa. E quei 7/8 giocatori che compongono l’ossatura, assorbono i nuovi (sempre o quasi scelte oculate) come per osmosi inversa, trasformandoli da buoni in ottimi (da ultimo, vedi Cancelo). E il ciclo continua, ritemprandosi di anno in anno sulla base di una mentalità dominante che li spinge ad osare in maniera spontanea contro chiunque. Se nelle inseguitrici scomparissero i tentennamenti, i fraseggi in orizzontale spesso inutili, i retropassaggi, si avrebbe un campionato molto più vivace e spettacolare. Rimarrebbe certo l’imponderabile, quella caratteristica tipica di un valore aggiunto (CR7) in grado di risolvere con giocate straordinarie anche la più modesta delle partite. Ma lavora per la padrona.