(Inter News) Marcello Chirico sarà soddisfatto. La sua Juve ha vinto, adesso potrà dare sfogo a tutto il suo entusiasmo per il derby d’Italia portato a casa. Anche su questo appellativo ha trovato da polemizzare.
“Non lo chiamo derby d’Italia perché, secondo me, il diritto di poterselo giocare con la Juve dovrebbe essere stabilito, all’inizio di ogni stagione, con un match ad hoc tra Inter e Milan, considerato che questa partita andrebbe disputata tra i due club col maggior numero di scudetti “.
Dove e quando nasce il derby d’Italia? L’espressione fu coniata da Gianni Brera negli anni ’60 per caratterizzare la sfida tra due squadre “che, pur risiedendo in due città e due regioni differenti, erano caratterizzate da una profonda rivalità, tipica di quelle sfide “stracittadine” chiamate appunto derby. Solo in seguito il match Juventus-Inter venne visto anche come quello fra le due squadre al tempo più titolate e con il maggior numero di tifosi d’Italia, nonché fra le poche, all’epoca, mai retrocesse dalla massima serie” (La Stampa 9.12.2017).
Qui casca l’asino. Non c’entra affatto il numero dei titoli, è solo un fatto di rivalità sportiva e socio economica. Dualismo nato nei primi anni ‘60 con la grande Inter di Helenio Herrera e di Angelo Moratti simbolo dell’imprenditoria di Milano contrapposta alla Juve della Fiat e degli Agnelli.
E casomai, nell’ambito di questa rivalità, il derby d’Italia identificava lo scontro tra le uniche due squadre italiane che avevano sempre giocato in serie A non avendo mai conosciuto l’onta della retrocessione. Ecco, perché Chirico ha ragione (in parte). Il derby d’Italia non esiste, o meglio non esiste più dal campionato 2006-2007.
Peccato, era un bel modo per definire una grande partita.