Non sarebbe possibile ricordare Gigi Simoni senza citare Luigi Pirandello. Il celebre drammaturgo siciliano riteneva molto più semplice essere un eroe piuttosto che un galantuomo.
Il motivo è semplice e dipende dalle circostanze della vita. Gli eroi sono protagonisti di grandi imprese, non sempre frequenti, piuttosto rare, talvolta occasionali. Galantuomo lo si è sempre, in ogni istante dell’esistenza. Ci si nasce, proprio come Gigi Simoni da Crevalcore.
Il celebre padre di Mattia Pascal e di Vitangelo Moscarda, premio Nobel per la letteratura, non avrebbe avuto difficoltà nel definire Simoni eroe e galantuomo allo stesso tempo.
Doti che hanno permesso al suo nobile animo di fare breccia nel cuore dei tifosi nerazzurri. Un amore mai finito nonostante un esonero inspiegabile con l’intera squadra dalla sua parte. I risultati, d’altronde, parlavano chiaro.
L’Inter aveva centrato la qualificazione alla fase successiva di Champions League dopo aver annichilito il Real Madrid, ed era distanziato dalla vetta di soli cinque punti.
Lo stesso Moratti,-che in quanto ad onestà e galanteria non è secondo a nessuno-, avrebbe ammesso l’errore qualche anno più tardi.
Di Simoni non si ricordano parole fuori posto, né si possiede memoria di polemiche. Nell’unica occasione in cui ha perso le staffe, lo ricordiamo rivolgersi all’arbitro Ceccarini con un civile “Si vergogni”. Sant’Ambrogio,-pensiamo noi-, non avrebbe saputo comportarsi meglio considerata l’enorme posta in palio.
La rabbia di Simoni incarnava quella di un popolo intero, orgoglioso e fiero di potersi identificare in Ronaldo, il Fenomeno, l’unico degno di tale appellativo, ma anche in Pagliuca, Bergomi e Simeone, simboli di un interismo che Marcello Lippi e la sua juventinità avrebbero spazzato via qualche mese dopo.
Simoni eterno galantuomo, ma anche eroe, artefice della cavalcata europea in coppa Uefa. Il 3-0 alla Lazio del glaciale Eriksson, dissolta come neve al sole, ha rappresentato l’apoteosi della sua permanenza meneghina.
Stessa sorte toccata al Lione, o allo Strasburgo, annullato dopo una superlativa rimonta. E come potremmo dimenticare,-se lo facessimo saremmo perfidamente ingiusti-, la vittoria contro lo Schalke 04 o la conquista di Mosca.
Era un’Inter composta da grandi uomini prima ancora che grandi calciatori, sapientemente guidata da un uomo saggio, forse un secondo padre.
Questo è stato Gigi Simoni all’Inter, un galantuomo per ogni giorno vissuto alla Pinetina. Ha conquistato il mondo nerazzurro come un raffinato filosofo, compenetrandolo, assumendolo in sé e ricreandolo come solo un artista della panchina sa fare. Lo ha fatto magistralmente riuscendo a diventare eroe in una notte di maggio.
Raffaele Garinella
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