(Inter News) San Siro, i suoi fischi guariranno il desaparecido?
(Inter News) All’inizio fu Joao Mario
(Inter News) Gli ultimi fischi “ad personam” San Siro li aveva espressi a inizio stagione nei confronti di Joao Mario, reo di aver detto “a Milano ho chiuso”. Dopo aver capito che a giro per l’Europa per lui non c’era trippa per gatti e che l’alternativa concreta era una stagione in tribuna, si è messo a lavorare ventre e a terra. Ora i risultati si vedono, il portoghese ha ritrovato un discreto smalto ed una attitudine alla corsa ben diversa da quella di 12 mesi fa.
La gente ha capito, ha apprezzato ed ha saputo trasformare quei fischi in apprezzamenti.
Chiuso un mal di pancia se ne apre un altro, o meglio, continua un altro ormai da settembre. I dolori addominali stavolta sono quelli di Ivan Perisic, stella croata nel senso che riesce a brillare solo quando veste la maglia a scacchi biancorossi della sua nazionale.
Attesa finita, San Siro fischia
La teoria dei postumi del mondiale gli hanno risparmiato qualche mese di improperi, pur se nello stesso periodo altri suoi connazionali anch’essi reduci dallo stesso torneo come Brozovic e Mandzukic giocavano alla grande.
La pubblicità insegna che l’attesa del piacere è essa stessa un piacere. Ma a forza di aspettare gol, assist o anche solo prove decenti del croato, San Siro ha perso il piacere di aspettare e si è incazzato di brutto, con lui e con Spalletti che da troppo tempo si ostinava a metterlo in campo (forse per accrescere il piacere dell’attesa della gente).
E alla fine ieri contro l’Udinese, quando lo speaker ha annunciato il suo nome tra le riserve nella gara contro l’Udinese, San Siro ha detto che l’attesa è finita e ha lasciato partire una (discreta ma chiara) salva di fischi.
Se si tiene a mente che Perisic è tuttora il miglior goleador nerazzurro dopo Icardi negli ultimi anni e che pochi mesi fa riusciva ancora ad essere determinante come pochi altri sulla sua fascia di competenza, quei fischi devono essere correttamente interpretati.
Le ragioni dei fischi
E’delusione espressa per via sonora a uno che sa giocare ma che quest’anno non ha mai reso da par suo. E’ rabbia perché 4,5 milioni netti più bonus fino al 2022 non sono pizza e fichi. Sai quanti se ne trovano disposti a morire in campo per quel ben di Dio? E’ rabbia anche per le sue parole di qualche giorno fa. Quel “ mi piacerebbe giocare in Premier” alla vigilia delle partite più importanti della stagione sono suonate come un segno di indifferenza se non di menefreghismo verso l’Inter e la sua gente.
E’ l’atteggiamento naturale di 60 mila e passa amici che si sentono traditi dalle sue prove piene di errori e di disinteresse. Il tempo delle pacche sulle spalle e quello dell’attesa è finito anche per un mostro sacro come Perisic. Se lo ha capito bene. Altrimenti no problem, per fortuna l’Inter abbonda di laterali, qualche settimana in panca o in tribuna a beccarsi fischi e maledizioni della gente sono una medicina infallibile. E no problem neanche per il futuro. Basta che qualcuno della Premier come vuole lui si presenti con l’assegno in mano e poi vada dove lo porta il cuore. Se poi non è della Premier ma della Liga o del campionato ucraino o moldavo va bene lo stesso.