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Inter-Napoli, la moviola: Mazzoleni annaspa (GdS)

Inter-Napoli, la moviola

Inter-Napoli è stata una partita complicata da dirigere, come si poteva benissimo immaginare alla vigilia. Le due squadre, per motivi diversi, dovevano imporsi per rilanciare la propria stagione. Alla fine è stata l’Inter ad avere la meglio, grazie a un gol di Lautaro Martinez al 91º. Il Napoli invece si è fermata sulle gambe di Asamoah a Handanovic battuto…

Va detta subito una cosa: i due cartellini rossi estratti da Mazzoleni in faccia a Koulibaly e Insigne sono sacrosanti. Lo rivela la moviola della Gazzetta dello Sport: “A l 36’ Koulibaly appoggia la mano su Politano lanciato in velocità lungo la linea laterale: l’ammonizione ci sta. Il giocatore, beccato dal pubblico per tutta la gara, è comprensibilmente nervoso. Applaude la decisione del direttore di gara, che decide di applicare il regolamento alla lettera e lo espelle. Al 49’ rosso a Insigne che scalcia Keita”. In quest’ultima circostanza però manca il giallo all’esterno nerazzurro reo di aver tirato l’orecchio al napoletano.

Infine l’Inter può recriminare per un calcio di rigore non assegnato per fallo di Albiol sul solito Keita: secondo la rosea è un episodio dubbio, quindi c’erano gli estremi per il penalty. Insomma, è stata una partita complicata per Mazzoleni, macchiata ulteriormente dalla mancata sospensione del match per ululati razzisti nei confronti di Koulibaly.

La partita andava fermata

Questo non lo dice la Gazzetta dello Sport, lo diciamo noi: Inter-Napoli andava fermata. Alle porte del 2019 non sono più ammissibili certci comportamenti da parte dei tifosi, che ululano a un giocatore di colore che gioca nella squadra avversaria, dimenticandosi che ne hanno due in campo nella loro. San Siro, stadio meraviglioso e pieno di passione, non merita questi imbecilli sugli spalti.

Quindi Mazzoleni non doveva limitarsi solo all’avviso lanciato dallo speaker dello stadio, ma doveva, come detto, fermare il match. Non si può più fare finta di niente, bisogna prendere provvedimenti, anche drastici. Perché è sull’onda di questo odio che il populismo ha guadagnato la maggioranza in parlamento.