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Nwankwo Kanu, un cuore d’oro in aiuto di tanta gente

Secondo il filosofo greco Epicuro, non la natura,-che è unica per tutti-, distingue i nobili dagli ignobili, ma le azioni di ciascuno e la sua forma di vita. Massimo Moratti è stato fondamentale per la vita e la carriera di Nwankwo Kanu. Se il talento nigeriano non fosse arrivato all’Inter, la sua storia avrebbe potuto essere completamente differente.

La medaglia d’oro ad Atlanta

Nwanko Kanu è una giovane promessa dell’Ajax di Louis Van Gaal. Ha compiuto venti anni due giorni prima della finale che vede la sua Nigeria affrontare l’Argentina. In ballo c’è il titolo di campione olimpico. Nonostante la giovane età, Kanu vanta una bacheca di tutto rispetto, da fare invidia a tantissimi calciatori, anche più esperti e navigati.

Con la maglia della squadra che omaggia il prode Aiace Telamonio, eroe epico dell’Iliade e della mitologia romana, ha conquistato tre Campionati Olandesi, tre Supercoppe Olandesi, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea ed una Coppa Intercontinentale. È un calciatore dalle spalle larghe, abituato alle grandi sfide.

In semifinale ha mandato al tappeto il favorito Brasile di Bebeto e Flavio Conceiçao. Con due reti, al ‘90 e al ‘94, ha permesso alle super aquile di imporsi per 4-3. Nonostante il prestigioso risultato, l’Argentina, altra formazione finalista, è la favorita per il successo finale. Nella Nazionale Albiceleste militano giovani destinati a crescere rapidamente e pronti ad abbracciare molto presto fama e gloria.

Roberto Fabian Ayala, Javier Zanetti, Matias Almeyda, Claudio Lopez, Hernan Crespo, Ariel Ortega, sono solo alcune delle frecce a disposizione dell’arco di Passarella. Ma il calcio non è scienza esatta, e la storia del mondo pallonaro è ricca di episodi che hanno stravolto la razionalità. Pronti via, e l’Argentina si porta in vantaggio con Claudio Lopez.

Sembra una gara destinata a finire in goleada. Dosu, portiere nigeriano, tiene a galla i suoi che riescono a pareggiare con Babayaro. La prima frazione termina 1-1, ma dopo cinque minuti dall’inizio della ripresa, Hernan Crespo realizza un calcio di rigore che vale il nuovo vantaggio per l’Argentina. La Nigeria non si scompone e si affida all’esperienza di due “vecchietti” come Daniel Amokachi ed Emmanuel Amuneke.

I due veterani,- che hanno dato parecchio filo da torcere all’Italia di Sacchi durante i campionati del mondo di due anni prima-, prendono per mano Kanu e compagni. Con una rete a testa, ribaltano il risultato e regalano la medaglia d’oro alla Nigeria. Il 3-2 finale rappresenta l’ennesima soddisfazione per Kanu, così giovane e meravigliosamente vincente.

La sua determinazione, il suo senso del gol, non sfuggono alla dirigenza dell’Inter, che investe otto miliardi e trasforma il gigante nigeriano, -dall’alto dei suoi 197 cm-, in un nuovo beniamino nerazzurro. Simoni, chiamato al posto di Roy Hodgson, gongola. Con Ronaldo, Zamorano, Recoba e Kanu, la concorrenza è avvisata. Per Kanu sembra l’inizio di un nuovo sogno, ma come spesso accade, l’apparenza è ingannevole.

Moratti e quella speranza diventata certezza

Durante le visite di idoneità all’attività sportiva agonistica, qualcosa va storto. A Kanu viene diagnosticata una importante insufficienza cardiaca, provocata da una malformazione della valvola aortica. Massimo Moratti, un galantuomo, non ci pensa nemmeno a risolvere il contratto per inadempienze.

Il numero uno nerazzurro non vuole neanche sentir parlare di dare il benservito a Kanu. A proprie spese manda il calciatore a Cleveland, in una delle più importanti cliniche specializzate nella cardiochirurgia. L’obiettivo è quello di farlo sottoporre ad un delicatissimo intervento. Naturalmente necessario per consentire al calciatore di continuare a giocare. Una speranza flebile, che diventa certezza assoluta in una giornata di novembre del ‘97. L’intervento riesce perfettamente, e Kanu può tornare a correre dietro a quel pallone compagno di mille sfide.

A Marzo ecco sbocciare il primo gol

Gigi Simoni lo convoca per la trasferta di Firenze, turno infrasettimanale che si disputa di mercoledì. Sono trascorsi solo tre mesi dall’intervento chirurgico, ma Kanu è prontissimo e fa il suo esordio in serie A, subentrando a quattro minuti dal termine a Djorkaeff. La settimana successiva, in occasione della goleada rifilata al Lecce, gioca trentaquattro minuti, poi altri trentasei contro la Lazio.

Simoni lo schiera nell’undici titolare contro il Napoli, nel 2-0 firmato Zamorano e Ronaldo. Il primo gol, l’unico in maglia nerazzurra, lo realizza contro l’Atalanta, superata per 4-0. Kanu firma il momentaneo 2-0, su perfetto assist di Checco Moriero. L’esultanza con Zamorano è entusiasmante. Kanu gira su se stesso, e poi abbraccia il guerriero Mapuche, così come un fratello più piccolo ricerca affetto e solidità tra le robuste spalle del maggiore.

A maggio solleva un altro trofeo europeo, la coppa Uefa vinta contro la Lazio, prima di salutare Milano, destinazione Londra.

All’Arsenal per scrivere altre pagine storiche

Nel gennaio del ‘99 gli spazi all’Inter sono chiusi da Ronaldo, Zamorano e Roberto Baggio. Kanu parla con Moratti, lo guarda negli occhi, e chiede di partire. Vuole giocare, è giovane, e sente di poterlo fare da protagonista. Moratti lo adora, fosse per lui non se ne priverebbe mai, ma comprende le motivazioni di Kanu, ne asseconda le ambizioni, e lo accontenta.

In cinque stagioni e mezzo disputate con la maglia all’Arsenal, Kanu conquista due Premier League, due Community Shield, e due Coppe d’Inghilterra. Ben presto diventa un beniamino dei Gunners, perno della straordinaria squadra di Arsene Wenger. Con Henry e Bergkamp solletica il raffinato palato dei tifosi d’Oltremanica.

Nonostante la distanza, continua a sentire Massimo Moratti, un secondo padre, l’uomo che gli ha permesso di non perdere la vita agonistica. Un esempio da seguire, un insegnamento importante da mettere a frutto.

Un cuore d’oro al servizio del prossimo

Appese le scarpette al chiodo, Kanu decide di aiutare il prossimo. Crea una fondazione con l’obiettivo di costruire nuovi ospedali in Africa. Il suo desiderio più grande è quello di aiutare tanti bambini che hanno problemi cardiaci.

Tra i tanti trofei custoditi in bacheca, il più importante è sigillato nel suo cuore, rinato anche grazie all’Inter e a Massimo Moratti. È la nobiltà, quella vera, che si acquista vivendo e facendo del bene. E Kanu, un ragazzo dal cuore d’oro, deve averlo compreso molto bene.